mercoledì 8 febbraio 2012

Le brave femmine e i cavallucci marini

Lo so che la divulgazione scientifica fatta da Repubblica non dovrei nemmeno prenderla in considerazione. In genere è illeggibile. Be', veramente non solo quella, ultimamente.
Ma questo articolo aveva un titolo così carino... "L'amore materno rende più svegli". Giusto, perdinci! Prendiamoci questa soddisfazione, noi stanchi genitori, che un'iniezione di autostima, ogni tanto, ci vuole!

E invece no.

L'articolo in questione mi informa che  "chi fino ai quattro-cinque anni di vita trascorre molto tempo in compagnia della madre e viene da lei coccolato e vezzeggiato, anche "più del dovuto", da quel rapporto trarrà, crescendo, un enorme vantaggio sul piano psico-fisico, ritrovandosi molto più sveglio dei coetanei".

Oddio, fino ai 4-5 anni, capite? Mamma scriteriata che eserciti la professione lasciando il bambino al nido, il tuo frugoletto si ritroverà con un ippocampo sottosviluppato!
(il primo che ironizza sulla professione si becca una vagonata di insulti, NdR).

Ma, e se del pargolo se ne occupasse il padre, per qualche ora al giorno? Io lo vedo Marco, con i nostri...

Eh no! Immediatamente dopo veniamo ammoniti dall'esperto: "Ecco perché dico sempre ai neo-papà: smettetela di 'giocare' a fare le mamme". Che i pupi hanno bisogno della genitrice femmina, quella con le tette! E devono pure starci incollati giorno e notte, sempre stando all'articolo.

A questo punto, sconvolta nel mio animo materno ma alquanto insospettita nel mio freddo e spietato cervello sssientifico, vado a cercarmi il lavoro originale.  Eccolo qua.
Ta-dàn! In questo studio non c'è NULLA che riguardi il tempo che i bambini trascorrono con la madre, che sia a un anno, a tre o a cinque anni di età. Non si quantificano le coccole, non si quantifica il "prolungato contatto epidermico". Non si confrontano madri e padri. Lo studio riguarda SOLO una correlazione tra volume dell'ippocampo e grado di supporto emotivo che i caregivers (in larga maggioranza madri, ma non necessariamente), davano ai loro bambini in una determinata occasione di stress, creata sperimentalmente. Questo si presuppone indicativo del grado di supporto emotivo offerto in situazioni analoghe, nella vita di ogni giorno.
In sostanza, i risultati dello studio indicano che bambini con una madre o altro caregiver più empatico e partecipativo sviluppano cervelli con un ippocampo più grande (poi, non è detto che un ippocampo più grande significhi automaticamente maggiore intelligenza, e anche sul concetto di intelligenza qualcuno più bravo di me potrebbe discutere a lungo).

In altre parole, in questo studio non c'è NULLA a supporto delle parole della giornalista nell'incipit dell'articolo, riguardo ai bambini che stanno con la mamma fino a 4-5 anni, né delle affermazioni del pedagogista che sconsiglia ai padri di "giocare a fare le mamme".

Insomma, l'articolo di Repubblica è un bel minestrone tra lo studio di cui dovrebbe parlare, l'intervista con il pedagogista (che cita conferme scientifiche alle proprie affermazioni, ma non si sa quali) e, immagino, le opinioni personali della giornalista. Così, quest'ultima sposta l'attenzione dal vero risultato dello studio oggetto dell'articolo (che riguarda la qualità della comunicazione madre-figlio o genitore-figlio) al solito ritornello, vecchio, ma a quanto pare nuovamente di moda: solo una donna può accudire bene il figlio, e anzi deve starci proprio attaccata, per anni. Insomma, femmine, state a casa! Ne va addirittura della pace nel mondo.

PS Prima che mi si accusi di mangiare i bambini a colazione al posto delle aringhe marinate: io sono una grande estimatrice del congedo parentale lungo e della possibilità di trascorrere molto tempo con i figli piccoli, cosa che per mia fortuna sto facendo e che mi piace molto. E vedo che piace molto anche ai papà. Allevare marmocchi con affetto è un'arte bella e nobile, oltre che estremamente impegnativa. Io personalmente non credo che solo le donne la possano praticare. Sono disposta a discutere di ruoli e funzionamento della famiglia, ma non sulla scorta di studi che parlano di tutt'altro.

Quel che mi dà fastidio è vedere un  lavoro scientifico usato a sproposito, come scusa e maquillage, per un discorso molto ideologico e per niente scientifico. E, per giunta, usato da dilettanti.

13 commenti:

Marghe ha detto...

Bellissimo post. Anche io ho letto l'articolo con un certo disagio. Io che vado via per notti intere (!) ad esercitare la professione... ;-) E lascio i bimbi al mammo, pardon, padre. Mi ha fatto sentire in colpa. In colpa perchè io un lavoro ce l'ho, e anche discretamente pagato. Mentre mio marito al momento è disoccupato. Siamo una famiglia strana, e quando lo diciamo, che io lavoro e lascio i bimbi con lui, la gente ci guarda stupita. E fa sentire in colpa anche lui, che non va a caccia di brontosauri da portare alla prole. I nostri figli però sono sereni, felici, intelligenti e innamorati del padre. A me a volte mi schifano... ma va bene così.

Morgaine le Fée ha detto...

C'é un motivo per cui mi ero persa questo articolo: é da un po' che ormai mi sono stufata di guardare Repubblica :(
Per la precisione poi, l'ippocampo non ha a che fare con l'intelligenza, ma con la memoria (visto che con l'ippocampo ci lavoriamo da me).
Brava Giulia per il post.

Morgaine le Fée ha detto...

Aggiungo che secondo me, chi ha scritto su Repubblica si e' fermato solo al titolo della pubblicazione (Maternal support...), senza leggere l'intero articolo dove e' scritto "sebbene il 97% dei caregivers fossero mamme, ci aspettiamo che l'effetto rimanga per qualunque caregiver primario, che sia madre, padre, nonni, etc".
Insomma l'affermazione sui papa' che non devono fare i mammi e' proprio in esplicita contraddizione con la pubblicazione originale.

Morgaine le Fée ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Morgaine le Fée ha detto...

Ah no, e' l' "esperto" che non si e' nemmeno degnato di leggere integralmente la pubblicazione. Ancora peggio.
(scusa lo spam, qua stiamo facendo i caregivers notturni a tempo pieno e mi perdo i tocchi di discorso)

Anna ha detto...

bel post giulietta, e cartastraccia l'articolo... pensa per quante cose le informazioni vengono date in modo errato e la gente le prende come oro colato!Io mi sono un pò rotta di sentire la gente che parla di "mammo" che è offensivo sia per i papà che per le mamme, sembra così difficile capire o accettare l'idea che il papà stia dietro ai figli? si accettano tutti i più stupidi cambiamenti della società e per questa cosa sembra di dover parlare degli UFO, è che siamo un popolo di pecoroni e lo so che faccio dietrologia ma sono convinta che l'intento dell'articolo fosse proprio quello di dire: donne state a casa più che potete che fa bene ai figli, se però intanto perdete il lavoro e non vi realizzate professionalmente pazienza!

Kata ha detto...

Io invece ho letto da qualche parte che i bambini che passano più tempo in compagnia del padre da piccoli (intendi: da neonati), sviluppano abilità linguistiche migliori o più velocemente, o una cosa del genere. Il motivo starebbe nel fatto che gli uomini generalmente non usano i versi addolciti senza senso con i bambini o comunque meno delle donne. A sembra sensato. Secondo te?

Per quanto riguarda la Repubblica, io ne sono rimasta profondamente delusa dopo un articolo sulla nuova costituzione ungherese, superficiale, sensazionalistica e contenente alcune affermazioni palesemente false (palesemente per chi quella costituzione l'ha letta, ovviamente). L'ha scritto il corrispondente dalla Germania che effettivamente non gode di una reputazione impeccabile.

Giulia ha detto...

@ Kata: potrebbe anche essere, guarda qua:

http://www.babytalk.it/wordpress/?p=1775

@ Marghe: essere disoccupati non è mai simpatico, auguro a tuo marito di risolvere presto la situazione. A me non sembrate una famiglia tanto strana. È il bello della famiglia moderna in cui lavorano entrambi: se va male a uno c'è sempre l'altro. Che poi è anche un ottimo motivo perché in una coppia ci si sforzi di crescere professionalmente tutti e due, dividendo il carico familiare e magari facendo un po' a turno con gli impegni di lavoro più gravosi. Mia madre aveva un buon lavoro che ha consentito anche di far fronte a periodi in cui mio padre aveva delle difficoltà col suo. Lo aveva anche perché al momento giusto aveva colto delle opportunità di carriera nonostante le richiedessero di lavorare in trasferta. Se lei e mio padre avessero seguito i ruoli classici, non sarebbe accaduto e sarebbe andata peggio a tutti.
Che tu ti senta in colpa per lavorare mentre il marito è a casa, anziché essere fiera di quello che fai e della fatica che hai fatto per arrivarci, dà la misura di quanto siano pesanti certi condizionamenti.
Per i bimbi, io sono convinta che hanno bisogno semplicemente di tanto affetto e di un ambiente sereno, che passino più tempo con l'una o con l'altro va bene lo stesso. Non dico che non si accorgano che stai via le notti, ma fa parte delle necessità della vita, e probabilmente ne soffri più tu di loro.

Giulia ha detto...

@ Morgaine e Anna: non so se attribuire alla giornalista solo superficialità (un minestrone mal riuscito, in cui spicca l'opinione dell "esperto") o anche malafede in quello che scrive. Certo che se si arriva, in un articolo di divulgazione, ad avvallare affermazioni così pesanti su un tema delicato come i ruoli nella famiglia, bisognerebbe avere l'onestà di citare le fonti un po' più in dettaglio. Così si potrebbe valutare se davvero dicono quello che l'esperto vuol far loro dire.
A proposito dell'esperto, una mia amica psichiatra ha commentato che costui non ha capito nulla della teoria dell'attaccamento quando dice che il figlio deve stare appiccicato alla madre come se fosse ancora nel grembo materno (o lo dice la giornalista, non è ben chiaro).

Morgaine le Fée ha detto...

La giornalista alla fine dell'articolo riporta correttamente le affermazioni dei ricercatori secondo cui il caregivers puo' essere diverso dalla mamma, ma incomincia i suoi scritti parlando solo delle mamme e dando enfasi all'opinione del signor Esperto Novara, il quale ha sparato la cagata sui cosiddetti mammi (i papa', e checavolo!).
E' l'opinione di quest'ultimo, che pericolosamente si qualifica esperto pur non sapendo nemmeno leggere bene la letteratura, che mi preoccupa e indigna di piu', e che mi fa sospettare un bel po' di malafede (visti anche i tempi che corrono). Non mi meraviglierebbe se la struttura che dirige fosse legata alla Chiesa (vabbe' adesso sono io in malafede...)

Andrea ha detto...

Bell'articolo Giulia.
Fossi il direttore, ti proporrei un secondo lavoro come inviata di Repubblica. ;)
P.S. Lo sappiamo benissimo che fai colazione co le aringhe marinate.

Anonimo ha detto...

Ho un'idea in merito. Ho fatto la giornalista per qualche anno e so che i titoli degli articoli vengono messi dalla redazione non dal giornalista che ha scritto l'articolo. Se questa legge male l'articolo (con tutte le interpretazioni che si possono dare alla parola "male") ne viene fuori un bel caos.

Giulia ha detto...

@ Morgaine: mah, è vero che la Chiesa ha mani dappertutto, ma anche le filosofie new age e naturaliste (in salsa laica) fanno i loro danni in questo campo. A volte ho l'impressione che alcune donne abbiano proprio bisogno di sentirsi dire che sono Madri per Vocazione (Divina o Naturale fa lo stesso). C'è un po' il mito della maternità come compimento ultimo della Donna (mentre l'Uomo evidentemente è fatto di un materiale diverso e per un fine diverso... è un caso che il creazionismo stia tornando di moda? vabbé sto divagando, scusate).

@ Andrea: Inviata no, per carità, che pure io sono caregiver a tempo quasi pieno, eh. Casomai bisogna scatenare la tua signora che è iperattiva :).
PS Ma come, voi le aringhe non le mangiate? E sareste degli aspiranti vichinghi ??!! :P

@ Destinazioneestero: il titolo è appropriato all'articolo, è l'articolo stesso che è un minestrone. Secondo me la redazione mette a scrivere di argomenti scientifici persone che non ne hanno la minima idea (valutando anche svarioni passati sullo stesso giornale).

Più di tutto mi dà fastidio che chi scrive non si faccia venire un dubbio, non faccia una domandina in più. Qualche tempo fa hanno pubblicato un articolo su delle promettenti terapie per la retina, basate su cellule staminali embrionali. Quel tipo di cellule in Italia (e SOLO in Italia) è vietato per legge. Sui media nessuno ha messo in luce questo fatto. Sensazionalismo per una Nuova Importante Scoperta e nessuno che si chieda come mai in Italia non si possa fare ricerca in quel campo, e se sia davvero il caso di continuare così. Bah.