giovedì 13 ottobre 2011

State of the Art

Ho poco tempo di scrivere sul blog, in particolare di scrivere cose sensate. Già scrivo male di mio, poi i miei neuroni devono ancora ritornare dal congedo, temo anzi che quei pochi che restano si licenzino in massa per protesta contro le condizioni di lavoro. In effetti i "turni di notte" sono migliorati solo un po' di recente, tra bimba che vuole il ciuccio e soldatino che si infila sotto le coperte del lettone (poi vuole il latte, poi vuole il papà, poi vuole la mamma, poi vuole la camicia della mamma, poi rivuole il papà, poi vuole la colazione... ma sono le 3 di notte!?)

Ecco quindi un post alla bell'e meglio, per aggiornare chi ci segue sulla situazione.

Martina ha ormai sei mesi: sta seduta, afferra qualsiasi oggetto le capiti a tiro e chiacchiera nella sua favella di sillabe e urletti. Stamattina ha detto "papà" a Marco, crediamo con intenzione. O forse voleva la "pappa", chissà.
Ha abbandonato già da qualche settimana la tetta materna in favore del bibe e delle pappe. Con un certo sollievo della mamma, devo dire, ché fisicamente non ce la facevo più: nell'ultimo periodo ciucciava ogni due ore e sembrava che il mio latte non le bastasse mai. Invece con bibe e pappe d'avena è ritornata tranquilla e soddisfatta, pronta ad elargire sorrisoni sdentati e gorgoglii a chiunque le si avvicini.
Anche il piccolo guerriero è diventato loquace. In italiano ormai parla a ruota libera, non esiste ragionamento troppo complicato. Passato e futuro rimangono ancora regioni inesplorate, ma ci stiamo arrivando. Il bello però è che sta cominciando a ingranare anche con lo svedese. È talmente eccitato da questa nuova possibilità di comunicare che non esita a provarla su chiunque. E così può capitare mentre passeggiamo per strada, che si rivolga ad un distinto e sconosciuto vichingo con un "Hej!" al che il vichingo, per educazione, risponde "Hejsan!" e lui imperterrito tirando fuori i suoi tesori dalle tasche: "Titta! Jag har en bil!"(guarda! ho una macchina!), al che il vichingo conquistato si fa trascinare in una approfondita disquisizione su colore e velocità della macchinina. Dopo poco il piccolo si congeda con un "Hejdå!" e se ne viene da me tutto soddisfatto con un "Visto mamma? Ho parlato con quello signore. Ho parlato in svedese! ".
Anche la sorellina è un valido aiuto per la vita sociale. Non c'è signora al di sopra dei 40 anni che le sappia resistere. Non ho mai attaccato bottone per strada con così tante persone, neppure in Italia.

Nel frattempo è finito il mio periodo di congedo a tempo pieno e già da cinque giorni sono tornata al lavoro part-time. I piani di famiglia prevedono che i prossimi sei mesi siano divisi tra Marco e me "fifty-fifty": io lavoro la mattina, lui il pomeriggio. Quando Martina compirà un anno potrà andare al nido, ma per i primi mesi vorremmo che ci stesse solo per poche ore al giorno, quindi si prevede un'ulteriore divisione del lavoro, magari con un "mezzo part-time" a testa.
Da quando ho cambiato lavoro, a gennaio scorso, ho tutta una serie di paranoie lavorative ricorrenti (ma non starò buttando via la mia preparazione come medico d'urgenza? ma ce la farò a studiare per un'altra specialità, ora che ho due bambini?). Non sono domande da poco: si dice che le conoscenze di un medico siano obsolete dopo un tempo che va dai quattro ai sette anni. La medicina è aggiornamento continuo, per cui facendo ambulatorio diagnostico e restando fuori dalla pratica clinica per alcuni anni, rischio di dover fare molta fatica per ritornare. D'altra parte per specializzarmi in fisiologia clinica devo (ri)costruirmi una preparazione anche teorica che richiede del tempo sui libri, tempo di cui sono tremendamente a corto. Tanto per complicare le cose, il ministero svedese ha deciso di rivedere le regole per la formazione, per cui ad oggi una parte del piano di studi non è chiaro.
Bene, allora perché lo faccio.
Intanto, questa specialità mi interessa, proprio a livello scientifico, altrimenti qualsiasi vantaggio pratico sarebbe irrilevante.
Poi, mi permette di pianificare la giornata ed avere degli orari fissi, che per un medico d'urgenza è difficile, perfino in Svezia. Consente per esempio di fare un part-time, cosa altrimenti inaudita. È meno stressante del pronto soccorso o di un reparto per acuti, dove l'imprevisto è la regola e i riflessi devono essere sempre all'erta. Almeno è meno stressante al mio livello attuale, perché vedo invece che la primaria lavora per tre.
Sostanzialmente lo faccio per i bambini: mi sono resa conto che il loro benessere dipende in gran parte dal mio livello di stress. Inoltre hanno bisogno di un ritmo regolare. Il piccolo guerriero, per esempio, ha risentito dei miei numerosi turni di notte e della nostra stanchezza (di entrambi) lo scorso anno, reagendo con un'ansia da separazione spropositata. Purtroppo non era possibile fare altrimenti: nuovo lavoro, nuova lingua, nuove responsabilità. È stato un periodo duro per tutti e mi sembra che solo adesso il piccolo l'abbia riassorbito.
Devo ringraziare il congedo di maternità per Martina: Richi se l'è goduto quasi più della sorellina, io ho rallentato e ho trovato una dimensione diversa con i bambini.
I bambini sono incredibili. Puoi dimenticarti di tutto quando stai con loro, e trovarti ad osservare una foglia o un bruco per cinque minuti buoni, divertirti per le ghiande che cadono a terra con una folata di vento, e chiacchierare con una sconosciuta perché il piccolo guerriero ha fermato il suo cane per coccolarlo.
Dovrebbero scrivere un libro: "Lo Zen e l'arte di allevare i marmocchi".

E un'altra cosa: i bambini si accorgono di tutto quello che pensi, anche se non lo dici. Stare con i bambini è un esercizio di sincerità.

Vi lascio con un dialogo di stamattina:

R: "mamma io voglio stare qui con te"
G: "anch'io vorrei, ma lo sai che la mamma, alla mattina, va al lavoro"
R: "al lavoro all'ospedale?"
G: "sì"
R: "vengo anch'io!"
G: "purtroppo non si può"
R: "ma sì, adesso! Ci vengo con l'autobus!"
G: "facciamo così, parlo con la mia capa e organizziamo così una volta puoi venire a vedere."
R: "mamma io vengo lì e ci parlo io con la capa!"




lunedì 10 ottobre 2011

Servizio opinioni e consigli (5 cents)

Per farmi scrivere un post in questo periodo mi ci vuole l'accompagnamento coatto alla tastiera. Ho un momento di pigrizia, misto stanchezza, misto sonno arretrato che si mescola con l'autunno incalzante che toglie la voglia di fare e ti butta giù il morale.

Che poi, gli argomenti non mancherebbero... Ci siamo fatti una settimana in italia, io e Giulia abbiamo fatto perfino un giorno a Venezia da "morosi" (no kids! niente bimbi!). Cioè dico, turista nella mia città. A vedere quello che vedono i Turisti, quelli pieni di soldi che a San Marco mettono gli occhi su opere d'arte in vetro di murano da 18 mila euro al pezzo... Turisti quelli che vorrebbero prenotare una visita guidata ma non si può per lo sciopero...

Sabato scorso Un paio di settimane fa (vivo in ritardo), di ritorno dall'autodromo di Mantorp, dopo una nottata e una giornata epiche (è successo di tutto, anche l'inimmaginabile), ricevo una email come tante altre gia ricevute:

"Ciao siamo Erika 32 e Marco 36..."
...
Porcelloni! Non pensate male! Vergognatevi! No! Non è per fare scambio di coppia!

"vogliamo offrire un futuro migliore ai nostri figli e quindi pensavamo alla Svezia..." ecc ecc. Futuri emigranti.

Non dico che ne riceviamo in continuazione di mail come queste, ma sono di più di quante potevo aspettarmi.

Di solito la gente chiede informazioni sulla burocrazia, i documenti che servono, a volte chiedono come ci troviamo, oppure i più spaesati ci chiedono qual'è il posto migliore per andarsi ad insediare all'inizio (tipo che ne so... il primo livello del videogame, quello facile).

Ora, io non mi metto a dire alla gente "VENITE QUA che la barca (italia) sta affondando" no no... non sia mai. Io amo l'italia, ovviamente anche la odio (solo un po').
MMMAAAAAAA non mi azzarderei mai a dire alla gente cosa deve fare.

"si ma voi l'avete fatto", si lo abbiamo fatto. Decisione sofferta, non è stato facile prenderla e non è facile continuare a restare senza porsi domande continuamente.

Questa è una decisione che ognuno prende per sè.

Alcuni ci dicono "io vengo lì perchè qui non ce la faccio più... non so cosa farò, vengo anche solo a girare hamburger".
Ecco, una cosa importante, se non hai un lavoro qui è abbastanza dura, e gente che gira hamburger e che parla svedese (leggi autoctona) ne trovano dappertutto (leggi è difficile trovare un posto di lavoro con questi presupposti).
Se avete una specializzazione tecnica o scientifica va molto meglio (c'è molta richiesta).
Come dite? Siete specializzzti? In cosa esattamente? Ah... Capisco... Master o postdoc in Studi Bizantini, massimo dei voti bla bla bla... Ehm... interessante si, ma non lamentatevi se nessuno vi chiama per un colloquio.

La maggior parte di questi poveri disgraziati in cerca di un pianeta dove vivere "amici di email" chiedono come si vive qua.
Si vive bene. Però devi essere preparato.

Non è vero che gli svedesi sono freddi e inospitali. Il contrario direi. Ma non si fidano del primo che passa. Almeno non lo fanno se non c'è dell'alcool di mezzo.

La mverdura non sa da niente? Vorrei sapere quella che compri in centro a Milano di cosa sa...

Il meteo fa cagare? Beh sì, prima di decidere un giretto qui in inverno dovreste farvelo. E non è tanto vedere la neve a Gennaio tutti i giorni che ti ammazza... è l'ultima spruzzata a Maggio che ti fa uscire di testa, io ho avuto un paio di volte degli accenni di esaurimento nervoso!

La luce. Fidatevi di me, io sono un fanatico della luce, uno studioso, un cavaliere, un vigile urbano della luce, io prima di aprire gli occhi annuso la luce. La luce qui è una sgualdrina. D'inverno non c'è, e vabbè... Ma d'estate!!! Non riesci a dormire perchè albeggia alle 3 e le case svedesi sono sprovviste di imposte (non parlo dell'ici). La sera alle 22.30 tuo figlio non vuole andare a letto perchè "fuori non è ancora buio" dice. In compenso quando esci al martedì pomeriggio dal lavoro e decidi di andare al lago per una cena in mezzo alla natura ti sembra di aver preso un giorno di ferie e l'indomani sei carichissimo! Non ho mai visto cieli azzurri come questi (forse in Croazia, ma è diverso).

La lingua. La devi imparare punto e basta, puoi anche lavorare in inglese, ma resterai sempre isolato. Qui tutti parlano inglese quindi te la cavi in ogni circostanza ma non sarai mai "nel gruppo". Se parli svedese (bene) sei considerato un quasi Svedese.
Ovvio che questo è più facile a dirsi che a farsi. Certo la grammatica svedese è quasi semplice come quella inglese. Ma provate ad immaginare il vostro hobby, magari pieno di termini tecnici in italiano (la fotografia? l'automobilismo? il volo a vela? la musica?): avete una vaga idea della quantità di termini specifici extra che dovrete imparare per poter chiacchierare delle vostre minchiate con qualcuno?
Avete mai provato a parlare con un dentista in inglese?
Il clima generico è comunque internazionale. Non serve andare ad una festa per sentirlo, l'altro giorno ho parlato 5 minuti con uno sconosciuto incontrato al parco. Abbiamo iniziato in svedese, poi abbiamo virato sull'inglese... poi qualche parola in spagnolo, francese e italiano (questo era berbero).

La squola. BUM!!! Solo perchè siamo in Svezia non è detto che tutto sia perfetto. Le squole qui sono misurate in base al voto medio di uscita degli studenti. Il problema principale è che sono le squole stesse che danno il voto agli studenti (non c'è una commissione esterna). In pratica è come dire che l'oste certifica che il suo vino è buonissimo e tu ti fidi del solo certificato.

La società. Criminalità organizzata, furti, rapine e atti di violenza ce ne sono anche qui ogni giorno sul giornale. Non in ogni città, non così tanti. Ci sono certe zone che sono peggio di altre... magari date un'occhiata ai giornali locali per avere un'idea (noi leggiamo il Norrköping Tidningar)
Storicamente, la società svedese ha i suoi scheletri nell'armadio. C'è stato un Istituto per la biologia della razza che è sopravvissuto anni alla caduta del nazismo. Provate a cercare su internet la storia delle sterilizzazioni forzate.
Da allora la società si è trasformata molto e ha, si spera, imparato dagli errori, ma è difficile parlare apertamente di queste cose. È bene che chi pensa di trasferirsi qui sappia anche questo, per non credere che gli svedesi siano geneticamente giusti ed egualitari.

Il mitico Welfare. Maternità e Paternità con la maiuscola. Pagati l'ottantapercento (80% !!!!) del tuo stipendio normale (fino ad un tetto massimo eh).
La sanità qui è più spartana. In caso di problemi gravi avrete cure buone quanto nel resto d'Europa, ma scordatevi di andare dal medico per un mal di gola che non duri almeno una settimana, o al primo raffreddore del bambino.
La pensione con il sistema statale sarà bassina, bisogna fare l'integrativa (si però qui ti danno abbastanza soldi per fartela...).

La Gnocca. No non sto parlando di politica italiana... della razza svedese ho già parlato, sono alte, slanciate, tendenti tettone, tendenti anche un po' culone, non si sanno vestire.
Il Verro. Il maschio svedese non ha nulla di particolare, anzi oserei dire che è piuttosto al di sotto delle aspettative (riporto parole di altre donne).

L'ambiente. Gli svedesi non sono ecologisti. Cioè, lo sono si ma non "estremisti". Tipo se la domenica vogliono uscire con la loro macchinona americana che 3 km con 1 litro, non catalizzata ecc ecc ecc... lo fanno! Poi però fanno la raccolta differenziata e magari vanno a lavorare in bici tutti i giorni, estete e inverno. Vanno piuttosto fieri dei loro boschi e delle loro querce in particolare (non posso dargli torto sono bellissimi).
Se vanno a fare picnic o barbecue al lago puoi star tranquillo che non lasciano nemmeno un tovagliolino volato via per sbaglio per colpa del vento a 70km/h, non si fa.

Insomma, paese che vai usanze che trovi.

domenica 2 ottobre 2011

La Svezia è rimasta senza burro

Tutto cominciò un giorno che la mamma piccolavichinga voleva preparare i biscotti al cioccolato.
Si trattava in realtà di un subdolo espediente per tenere impegnato il piccolo guerriero in una giornata di pioggia. Esaurite le attrattive del pongo, degli acquerelli e dei colori a cera e dopo aver realizzato diversi modelli di astronavi iperspaziali con il Lego, cominciava un po' ad annoiarsi. Qualunque genitore di piccoli guerrieri conosce bene quella fase in cui la bestiacc il dolce pargolo è troppo stanco per inventarsi un nuovo gioco, ma troppo attivo per apprezzare un libretto o un puzzle e manca ancora del tempo all'ora a cui le regole familiari Tavole della Legge consentono di guardare i cartoni animati. In genere pasticciare in cucina è una buona soluzione, con il vantaggio di produrre golosi effetti collaterali. L'unico svantaggio è che se provate ad offrire i biscotti ai colleghi, quando poi spiegate CHI li ha preparati, un'ombra di terrore passerà sul loro volto (... ma.. si era lavato le mani, vero?).
Ora, i piccoli vichinghi, a causa della professione della madre e con gran disappunto del padre, sono adepti dei Grassi di Origine Vegetale. Capita perciò che, quando l'arte culinaria richiede l'impiego di Grassi Saturi, non si rinvenga nel frigorifero che un misero rimasuglio di burro.

Al supermercato, i due metri di scaffale dedicati al burro, sono sorprendentemente vuoti. Poichè l'idea di preparare i biscotti con la margarina contravviene ai miei principi morali, la famiglia piccolovichinga è costretta a ripiegare su preparazione culinarie più dietetiche.
La penuria di burro si protrae per l'intera settimana, tra i brontolii infastiditi dei clienti. Finalmente stasera le Autorità decidono di far sentire la loro voce, sotto forma di volantino appiccicato allo scaffale:

Perché manca il burro?

Cari clienti, come vi siete accorti ultimamente è difficile trovare il burro. Questo dipende dal fatto che nell'ultimo anno la domanda di grassi di origine animale è aumentata costantemente, mentre la disponibilità di materie prime casearie si è ridotta. L'aumento di domanda è dovuto alla popolarità della dieta LCHF (low carbohydrate, high fat) per cui mentre prima si riteneva salutare mangiare pochi grassi, ora sempre più persone li ritengono una parte fondamentale dell'alimentazione e richiedono quantità maggiori di panna e burro, inoltre è aumentato il consumo di latte intero rispetto a quello scremato.
Le mucche non riescono a tenere il passo con l'aumento di richiesta (SIC! non si sa mai che protestino col sindacato...) in quanto il latte appena munto contiene sempre la stessa percentuale di grasso (ci vorrebbero le mucche OGM), quindi se più persone comprano latte intero, ne rimane di meno per fare il burro.
La Svezia è sempre stata autosufficiente per la produzione di burro e derivati del latte, inoltre il burro svedese è economico (svenskt är bäst!). Perciò è difficile iniziare rapidamente un'importazione di latte dall'estero per soddisfare le richieste e ci vorrà del tempo per rendere regolari le forniture.

Dieta LCHF a parte, per capire le implicazioni di questa catastrofe della grande distribuzione, bisogna capire il rapporto di profondo amore e devozione che lega gli svedesi al burro (e alla panna).
Oggi ci siamo fermati a mangiare ad una tavola calda e Marco ha chiesto una bistecca. La sottoscritta, fedele alla propria vocazione salutista, si è premurata di specificare senza salsa. Sulla bistecca c'erano due medaglioni spessi 1 cm, di qualcosa che ho interpretato come formaggio alle erbe. Si trattava in realtà di burro aromatizzato per condire la carne, vale a dire per annegarcela.
In molti ristoranti si ordina un piatto unico e viene messo a disposizione un buffet con insalate e pane. In mezzo al buffet troneggia un blocco di burro giallo con le sue belle spatole, perché è impossibile concepire l'idea del pane senza burro.
La tipica torta svedese con la copertura di marzapane, la prinsesstårta, è fatta quasi esclusivamente di panna.
Nei supermercati, il burro viene venduto in mattoni da mezzo chilo - un chilo. Le dimensioni dello scaffale che espone burro e panna vanno da un paio di metri, come nel mio supermercato di quartiere, a qualche decina nei grandi centri commerciali. Qui potrete trovare ogni possibile variante, dal burro senza sale (e cioè normale), a quello salato, extra-salato, con cristalli di sale marino, aromatizzato all'aglio, alle erbe, al limone e quant'altro. Per non parlare della panna: da caffé, da cucina, da montare, acida (gräddfil), aromatizzata in ogni modo possibile (incluso il lampone) e creme fraiche di ogni ordine e grado. Ci sono pure la panna acida light e quella senza lattosio.
Insomma, per lo svedese medio, burro e panna non sono un accessorio, sono la base, il pilastro e le fondamenta dell'alimentazione quotidiana, il che spiega secondo me in buona parte il successo di 'sta benedetta dieta LCHF.
L'incapacità delle mucche svedesi di fornire un'adeguata quantità di grasso è quindi un problema di portata nazionale, tanto più che si prospetta la fine dell'autarchia casearia del Regno.
E dire che ci avevano provato, a convincere gli svedesi a passare agli olii vegetali senza rinunciare al patriottismo, con uno studio condotto nientepopodimeno che dal Karolinska, secondo il quale il consumo di olio di colza, rigorosamente di produzione nordica, era in grado di abbassare il colesterolo tanto quanto l'olio d'oliva mediterraneo.

Io intanto sono riuscita a mettere le mani su di un pacchetto di burro non salato, per cui i biscotti me li faccio.