domenica 26 settembre 2010

Due punto Zero (2.0)

Sorpresa sorpresa! Dopo quasi un anno di onorato servizio il vecchio vestito ormai presentava buchi e strappi. Ho pensato di cambiarlo. Spero vi piaccia…

Un ringraziamento a tutto lo staff di PiccoliVichinghi che ha collaborato allo sviluppo del progetto: a Rocket che ha cercato di infilare qualche pezzo di lego nel mio macbook per farlo funzionare meglio, a mia moglie che ha detto che ha dato consigli cromatici e ha detto "mi piace" al momento giusto, e ovviamente al sottoscritto che anzichè fare cose serie per la salvezza del mondo si è messo a fare disegnini stupidi con MS Paint.

Chiudo qua che devo andare a salvare il mondo...

venerdì 24 settembre 2010

Problemi di serie C2 e np completi

Premetto che questo è un post con le palle girate. Se volete commentare come al solito siete i benvenuti, MA NON ROMPETE CHIARO?!?!
Era da un po' che ci pensavo ma finalmente ho avuto un po' di tempo per buttarlo giù.

Qui ci sono state le elezioni, bla bla bla, ne hanno parlato tutti, non mi dilungo. Ho trovato svedesi in giro delusissimi. Una tipa piangeva, pensando "ora tutto il mondo ci prenderà per razzisti".
Ho provato a dire a questa tipa che "fossero questi i problemi!".
In italia il partito xenofobo è al governo… Immigrati? Sapessi che accordi con la libia…
Non si sa nemmeno se c'è ancora un governo, dove in tempi di crisi non c'è un ministro per lo sviluppo economico, e anche quando c'era non ha fatto un emerito, ma soprattutto non si sa su cosa stanno lavorando…
Lei è rimasta un po' interdetta, ma poi è tornata sui suoi discorsi. Suppongo sia andata in giro donando favori a tutti gli immigrati di chiara provenienza extraeuropea…

Io una volta ero un senza paura, ma devo dire la verità da quando sono padre ho perso un po' del mio sangue freddo.
Sono sconvolto dalla facilità con cui, nel 2010 (non nel 1970) un lavoratore italiano perde la vita. Sono sconvolto soprattutto dal modo in cui le scene si ripetono tutte uguali.
Un operaio scende in una cisterna per "semplici operazioni di manutenzione" e ci lascia la pelle. Capita un paio di volte al mese, se non di più.
Un altro sta eseguendo lavori manutenzione su un binario, non si accorge del treno che sta arrivando, e ci lascia la pelle. Una volta al mese.
Gente che rimane folgorata perchè la linea su cui lavorava era ancora collegata, gru che crollano, per non parlare dell'immancabile palazzina che crolla ogni 2 settimane in sud italia…

Tutte scene che si ripetono con lo stesso copione.
Ma possibile che non si può fare qualcosa per evitare questi PROBLEMI ORMAI NOTI???
Gente che ha famiglia!

Hanno mai pensato quelli che comandano a come si sente un bambino quando gli dicono che non vedrà più suo padre? Io mi sento male solo al pensiero.

Ecco, qui in Svezia non sanno cosa sono i Problemi VERI.
E' tutto bene organizzato, e c'è una discreta percentuale di gente onesta e che fa il proprio lavoro con serietà. Sono venuti a controllare la mia postazione di lavoro, mi hanno chiesto se ho caldo, se ho freddo, se il tavolo si alza elettricamente, se la mia sedia è comoda, se mi piace la qualità dell'illuminazione.

Un mio collega svedese si lamenta del fatto che le strade sono pericolose, che ci sono troppi incidenti… Gli ho chiesto: quanti incidenti hai visto di persona nella tua vita?
Lui ci pensa un po' e mi fa: uno (1).
UNO! Questo tizio ha 30 anni ok? E non è un maniaco di PlayStation...

Sto perdendo i termini di paragone. Non capisco più se le cose di cui si parla sono sensate oppure no.

lunedì 20 settembre 2010

A destra, cioè a sinistra… parte 3

Beh con il solito ritardo cronico (tipico di chi ha bambini piccoli) eccomi a raccontare il ritorno a Norrköping dal lontano Norrland.

Il tempo assolutamente inclemente, sapendo che ormai ci aveva rovinato tutta la vacanza, si è ritenuto evidentemente abbastanza soddisfatto, e rilassandosi, ci ha lasciato qualche momento di tregua.
E' grazie a qualcuno di questi momenti che siamo riusciti a fermarci e sgranchirci un po' le gambe, ad esempio subito prima del grande ponte sospeso della Hoga Kusten.



Come tante altre cose in Svezia sembra tanto un'americanata… Ci godiamo un po' il panorama. Rocket allacciato con sicurezza al suo seggiolino Mk10F, sorveglia le mosse del nemico (cioè dorme).
Ci ributtiamo in macchina per fare un'altro po' di strada.

Oltre alla seccatura dei souvenir inesistenti, un'altra cosa che mi perplime è l'assoluta monotonia del paesaggio… Cioè dico… abbiamo fatto 1000 km verso nord: tutto uguale! Sempre lo stesso tipo di colline, sempre alberi di qua e di là... Le cittå sono tutte uguali…

Si è vero io in quanto italiano sono abituato troppo bene. Si, sono viziato, e allora? In italia fai 100 km e tutto cambia, poi continui ne fai altri 100 e cambia tutto di nuovo. L'Emilia per esempio, con le bandiere della Ferrari sulle case la domenica, le Marche per esempio, sono gialle, l'Umbria boscosissima e tutta colitvata e' verde, la Toscana è sul verde-rossiccio e la forma dei rilievi è diverso.
Qui ti fai veramente due palle. Più che altro ti sembra di non avanzare nel tuo viaggio, il tempo passa ma sei virtualmente sempre nello stesso posto.
Vabbe' il posto perfetto non esiste, e se esiste prima o poi qualche Super Potenza ci verrà a fare i test per le sue nuove testate atomiche.

Ridendo e scherzando, il secondo giorno di viaggio raggiungiamo Gävle, circa 300 km da casa. La città fa grossomodo cagare… nulla di particolare, ma grazie alla nostra fedele Lonely Planet sappiamo che qui c'è il Museo delle Ferrovie svedesi. Spinti dalla fortissima voglia di vedere qualcosa di DIVERSO e soprattutto desiderosi di far divertire un po' il soldatino ribelle dopo 500 km di trasferimento, azioniamo gli scambi, e mettiamo la Viking sul binario giusto per raggiungere questa strana destinazione.

Devo essere sincero, tra tutte le mie passioni (e sono tante) manca il modellismo ferroviario. Cioè avevo un trenino elettrico da bambino (Lima, made in Italy di un tempo che non esiste più), ma adesso che sono grande il treno è solo una scocciatura.
Lo usi per andare in trasferta di lavoro, perchè già in due non conviene rispetto alla macchina. Poi è sempre in ritardo indipendentemente dalla tratta. Oppure c'è sciopero. Oppure per andare da un posto ad un altro (non propriamente centri rurali come Padova-Udine) ci metti 3 ore perchè ci sono solo dei regionali del cazzo che si fermano ad ogni pisciata di cane (evidentemente lo spostamento su rotaia in italia non è considerato di importanza strategica).

Entrando in questo fantastico museo comunque ci metto poco a tirare fuori il bambino che c'è in me. Diciamolo, in ogni uomo c'è. Ogni uomo è bambino fino a 90 anni, donne sceglietelo giovane…
"Sei un papà adesso non puoi lasciarti andare…".
L'architettura dell'edificio è quella di una vecchia stazione degli anni '30. È graziosa. Ti da veramente l'idea di cambiare epoca. Il museo è anche molto ben fornito di materiale rotabile di incredibile varietà, parecchi pezzi hanno più di un secolo ragazzi, che impressione!
Come in ogni struttura svedese che si rispetti (bar, biblioteca, negozio, chiesa ecc) c'è la zona bimbi, dove puoi mollare il tuo diavoletto e lui gioca e se la spassa mentre i genitori si occupano di cose serie. Questo reparto, naturalmente, qui è a tema… ferroviario… modellini di treno di ogni tipo, forma, dimensione, colore... Ovviamente ho dovuto spiega al piccolo Rocket come funzionano tutte quelle cose (sono stato COSTRETTO), dopodichè lui si è stabilizzato con i trenini di legno, e io sono rimasto da solo a trafficare con i comandi dei trenini elettrici sul plastico… Un vero capotreno!!!

Ehm… Proseguiamo con la visita…
La stazione-Museo è situata all'interno di un grande parco (ovviamente, sei in Svezia, ci sono parchi ad ogni angolo).
Ho accarezzato una locomotiva con affetto, con rispetto, facendole i complimenti per la splendida forma. Dovevo farlo, è stata costruita 150 anni fa nelle fabbriche di Motala, vicino casa nostra…



E non rompete dai… sono animista.

Il parco è adiacente alla ferrovia, e ogni 20-30 minuti circa passa un treno. Devono averci qualche cartello di segnalazione per i ferrovieri, che gli ricorda di suonare le trombe per far divertire i bambini che giocano nel bel giardino e che si godono lo spettacolo con occhi sfavillanti.

Un'altra bella sorpresa è stato vedere una ferrovia formato ridotto, lì nel parco. No non un modellino, un binario largo 30 cm, che andava in giro, attraversava ponti sul canale, passaggi a livello (pedonali) con tanto di semafori… lo segui con gli occhi… il binario si fionda in una galleria! Che storie, E' sostanzialmente una giostra per i bambini. Cercando in giro troviamo la stazione e… TADAAA!!! Un bel pezzo di mora, vestita da capotreno (frenate le vostre fantasie erotiche, ci sono i bambini) guida in giro per il parco un bellissimo trenino elettrico gigante con il suo carico di cuccioli! 10 corone a botta… ehm a bimbo.
Sommo sbavamento… Somma invidia!! QUESTO è il lavoro ideale! Giulia è andata con Rocket, io avrei voluto tanto, ma avevo una dignità da mantenere (di fronte alla mora) e quindi ho fatto il papà serio…



Girovagando ancora un po' per il parco, notiamo qualcosa di strano. Ci sono 2 vagoni passeggeri "vecchi". Non sono d'epoca, sono semplicemente vecchi, tipo degli anni 70, roba che non c'entra niente con il museo. E' proprio per questo che ci hanno incuriosito, e siamo andati a vederli da vicino.
Dotati di scaletta per poterli visitare dentro… figurati, cosa vuoi andare a vedere un vagone passeggeri degli anni 70, cosa te ne frega...
Beh, ci siamo rimasti di merda.
Praticamente un museo nel museo. L'interno dei vagoni completamente ristrutturati per fare posto ad una mostra fotografica. Tema della mostra "I parchi attorno alle stazioni ferroviarie".
Si perchè dovete sapere che nei tempi in cui i voli di linea non esistevano le stazioni ferroviarie erano i posti più importanti delle città, e quindi per dare loro bellezza e valore le Ferrovie Svedesi costruivano dei grandi parchi attorno a queste strutture.
C'era una parte dell'organigramma manageriale dell'azienda che si occupava solo di questo, c'erano dei vivai di proprietà, dedicati esclusivamente alla coltivazione di piante per l'abbellimento di questi parchi.
Siamo scesi dal quei vagoni mezzi folgorati.
Ma figurati se le Ferrovie dello Stato... o Trenitalia… Ti tolgono le panchine per evitare che i barboni ci dormano, pensa se ti mettono un albero…

Beh abbiamo visto anche questo. Altri 30 e rotte miglia e siamo arrivari a casa, stanchi ma felici di aver conosciuto un po' di più questo paese.

lunedì 6 settembre 2010

A destra, cioè a sinistra... parte 2.

Rieccoci con la seconda parte del nostro viaggio, il nostro ormai è un ritardo cronico.

Vi avevamo lasciato a Umeà, e alla magnifica Stuga Professional 5.0 di Morgaine le Fèe e della sua famigliola.

Bene, siamo qui, nel quasi-estremo Nord, alle soglie della Lapponia. Chessifà??

Be’, vorrai mica partire senza aver visto un po’ di Lapponia vera. Insomma, io voglio vedere le renne, gli alci e magari anche i lupi e i ghiottoni. Già è tutto il viaggio che aguzzo gli occhi, per vedere se per caso nel bosco lungo la strada scorgo un alce.

E poi, com’è fatta ‘sta Lapponia. È uguale al resto della Svezia? È più Profonda e Verde? Ci sono magari un po’ più di montagne? Questo si chiede la Mamma piccola vichinga, dopo 800 km di guida sulla E4, in crisi di astinenza acuta dalla varietà del paesaggio italiano.

Certo con un Piccolo Vichingo al seguito non è che si possa tirare troppo sulle distanze. E da queste parti le distanze sono notevoli, tanto che le misurano in miglia (mil): un mil uguale 10 km. “Ciao cara, ho fatto la spesa… mannaggia ho dimenticato il latte!.......Be’ non importa, dopo vado io, tanto è solo una passeggiata di 2 miglia…” (in realtà, mi sto convincendo che gli svedesi non dimenticano MAI il latte).

Bene, il nord della Svezia è così. Come esci dalla zona di Umeå e ti avventuri verso l’interno, sei immerso nei boschi. Ogni tanto spunta un paesino tipico: un gruppetto di case rosse con i contorni bianchi, un po’ di campi, una lunga stalla. Di solito sulle rive di un lago artificiale, perché quasi tutti i fiumi della zona sono stati addomesticati per la produzione di energia idroelettrica.

Alcuni di questi paesini hanno un piccolo supermercato e l’immancabile insegna Svenska Spel, onnipresente come da noi quella del lotto (ci siamo convinti che gli svedesi giocano non meno degli italiani). Poi ci sono la scuola e, diffusa più delle chiese, la Biblioteca.

Per tutto il resto c’è il fai da te, l’internet shopping… o 50-60 km di strada per recarsi a Umeå o a Lycksele, dove potrete dedicarvi alla perlustrazione dei soliti invariabili negozi Åhlens, H&M eccetera. Anche Systembolaget, il monopolio degli alcolici, si trova solo nei “grandi” centri… il che a mio parere è una validissima ragione per cui i norrlandesi sono considerati accaniti distillatori clandestini di akvavit. Da queste parti bisogna arrangiarsi!

Ordunque, non potendo infliggere al Pupo troppe ore di auto per scorrazzare in giro per la Lapponia, ci siamo limitati alla cittadina di Lycksele, dove si trova lo Zoo di Animali Nordici consigliatoci da Morgaine.

Visto che siamo in Lapponia, lungo la strada, in mezzo ai boschi, ci ha sorpresi un gruppo di renne:



Noi, da bravi turisti, ci fermiamo riverenti a fotografare, mentre da dietro sopraggiunge un autoctono nella tipica station wagon rossa con doppia fila di fari di profondità anti-alce, che stizzito le fa sloggiare a colpi di clacson.

Allo zoo di Lycksele, rinomato per i molti grandi Animali Nordici ospitati, il piccolo guerriero si precipita come prima cosa all’inseguimento di un esemplare di una rara specie….

Per poi rimanere affascinato dalle Caprette, Coniglietti e Porcellini della fattoria modello.

Intanto scopriamo un divertente percorso a tema per i bambini più grandicelli:

Gissa Bajset, ovvero “Indovina la Cacca”. Siete dei naturalisti cosí bravi da saper riconoscere un animale dai suoi prodotti?

Esaurita l’energia cinetica del cucciolo (che notoriamente è molto maggiore di quella prevista dalle leggi della fisica), riusciamo infine a convincerlo a salire sul passeggino per visitare il resto del parco.

È una bella scarpinata perché il parco è molto grande. I recinti degli animali sono immensi, perfino rispetto a Kolmården. Arriviamo alla sezione dei carnivori mentre una giovane addetta sta dando loro da mangiare. La ragazza, poco più che ventenne, con esperienza da veterana entra nel recinto delle linci con un secchio pieno di pezzi di carne, lanciandoli ai diabolici gattoni che li agguantano al volo. Fossi in lei, non mi sentirei così tranquilla.

Un poco più in basso si trova il ghiottone (l'immagine è presa da Wikipedia perchè, data la notevole velocità del soggetto, non siamo riusciti a fare uno scatto decente)

Confesso che sarei venuta qui anche solo per incontrare questo strano animale. Carnivoro poco conosciuto ma non meno temibile di altri più famosi, assomiglia ad una grossa puzzola lunga circa un metro, è estremamente veloce ed agile e in grado di abbattere da solo animali parecchio più grossi, come renne e perfino alci. Il nome inglese, Wolverine, si adatta meglio al suo carattere. Una signora canadese mi raccontò che in certe zone selvagge del suo Paese, i campeggiatori solitari temono, piú che orsi o lupi, soprattutto l’incontro con il wolverine. A dispetto del nome appartiene alla famiglia dei Mustelidi, in compagnia di bestiole meno pericolose come donnole, ermellini, lontre e per l'appunto la puzzola.

Più avanti ci attende un emozionante incontro con lo spirito della foresta: il Lupo!

A Kolmården l’avevamo visto solo da lontano, qui invece abbiamo più fortuna: l’intero branco passeggia fiero proprio davanti alla rete, per poi svanire in un batter d’occhio nel folto del bosco quando la folla, davanti al recinto, si fa maggiore.

E il piccolo Riccardo? Per il momento l´hanno interessato di più farfalle, foglie e rametti sul limitare del sentiero. Tuttavia al prossimo stop, dopo la meritata pausa gelato, trova molto divertente osservare le evoluzioni degli orsetti. Tanto che vorrebbe andare giù a giocare con loro: “Silo-o, mamma, sivl-o!” “Amore non si può, quello è lo scivolo degli orsi.” “No…. Iccaddo vuoi giocae co ossi, silo-o!”.

La parte più lunga della scarpinata è dedicata ai grandi erbivori. A Riccardo non par vero di potersi arrampicare sui recinti. Scopre che il “Cevvo” ha le “Conna” grandi grandi, fa conoscenza con il bisonte europeo…

E infine… anche il mio sogno si avvera.

Un giovane alce maschio si avvicina curioso alla recinzione per osservare noi strani bipedi. Riccardo, a vedere arrivare questa montagna scura, trattiene il respiro… ma quando l’alce si china ad annusarci ride come un matto!

Ritorniamo a Umeå, attraverso 12 miglia di boschi, distrutti ma felici. Richi dorme lungo tutto il tragitto pe svegliarsi solo all’ostello e chiedere “zuppa”. Poi crolla esausto nel suo lettino.

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Il giorno dopo, per riposarci, decidiamo di fare un giro nei dintorni di Umeå. Il fiume ci regala dei belli scorci

Ma la cosa più interessante è senza dubbio lo Energicentrum, un parco scientifico dove, tra un’altalena, molte betulle e uno scivolo gigante, i ragazzini possono essere istruiti sui diversi modi di produrre energia, in particolare idroelettrica (il parco è situato ai piedi di una vecchia diga) ed eolica. C’è anche, interamente visitabile, un’antica segheria, costruita nell’800, che consiste di una semplice incastellatura di legno che regge il macchinario per segare i tronchi, azionato dalla forza dell’acqua.

In serata la famiglia di Morgaine ci fa conoscere il Più Figo Ristorante dell’Ultima Thule, un posto che serve piatti moderni preparati però con ingredienti esclusivamente tipici e locali, e che mi riconcilia con la gastronomia svedese. Devo dire che per un’italiana, sentir chiamare “risotto” un piatto preparato con il grano lesso, e per di più dolce in quanto condito con bacche, fa un certo che… ma comunque molto buono.

Sulla via del ristorante ci è stato fatto notare questo notevole esempio di cosa accade a fidarsi troppo di Google Translate:

La mattina dopo levataccia. Via, vesti il Pupo, carica la macchina, per fortuna che abbiamo prenotato il servizio di pulizia sennò dovevamo anche pulire la stanza dell’ostello. Siamo sulla via del ritorno, ma la meta per oggi, complice il tempo che finalmente volge al bello, è il Parco Nazionle di Skulleskogen, sulla Höga Kusten. Ebbene sì, nonostante tutto non siamo ancora stanchi dei boschi!

Ora, naturalmente c’è bosco bosco. A forza di viaggiare tra i boschi ci appare lampante una particolarità di questi alberi. Non sono noiosi perché sono continui, lo sono perché regolari. Sono tutti uguali, alti uguali, grossi uguali, e per di più crescono quasi in filari regolari… c'è voluto un po' a capirlo. Rimboschimento. Ci chiedevamo che cosa producessero al Nord, e con cosa pagassero tutti i macchinoni che si vadono in giro… è con il legno che fanno i soldi!

Quello di Skulleskogen invece è foresta vergine. Per noi è stato come entrare nella Foresta del Dio Cervo del film "Mononoke Princess" del mitico Hayao Miyazaki. Gli alberi, in parte latifoglie e in parte conifere, sono vecchissimi, alti, immensi. Il sottobosco è costituito in molti punti solo da basse piantine di mirtilli, un autentico tappeto di bacche (che scorpacciata!). L’occhio si perde come in una gigantesca cattedrale di tronchi. Più avanti, invece, il suolo è ricco di acque che formano minuscoli ruscelli e si allargano in piccole pozze e stagni limpidissimi. È il regno delle felci, che crescono ovunque rigogliose in mezzo a tronchi centenari e ricoperti di muschio. Sprazzi di sole fanno rilucere qua una foglia, là un bel fungo rosso, là ancora un ruscelletto. Mi aspetto da un momento all’altro di veder spuntare uno spirito del bosco, una fatina o uno scoiattolo parlante.

Riccardo prosegue per un piccolo tratto a piedi, chinandosi a osservare bacche e ramoscelli, poi Marco è costretto a prenderlo in spalla nello zaino porta-bimbi. Piú su, dove il sentiero si fa roccioso, gli do il cambio.

Meta della nostra escursione era in realtà una famosa formazione rocciosa nel cuore del parco, che presenta una caratteristica e paurosa gola e dalla cui sommità si dovrebbe godere di uno spettacolare panorama della Höga Kusten.

All’inizio del sentiero abbiamo trovato un cartello che diceva pressappoco: “questo itinerario è consigliato solo ad escursionisti esperti perché il terreno è accidentato e la pendenza è notevole, escursionisti non allenati possono impiegare anche il doppio del tempo a percorrerlo” (ossia 3 ore per 3 km e mezzo). Con un dislivello di 250 metri… ma scherziamo? Questi svedesi vivono in un paese pseudocollinoso e le considerano montagne… questo pensa la mamma ex scarpinatrice.

Alla fine ci siamo arresi poco prima del traguardo, perché il terreno era diventato davvero accidentato e con 15 kg di Pupo sulle spalle, non volevo rischiare di rompermi una caviglia. Ma quanto alla pendenza… Con Richi in spalla non ho fatto nemmeno fatica. Dovrebbero venire a farsi un giro sulle Alpi!

Il resto del viaggio di ritorno l’abbiamo fatto sotto un’unica nuvola bassa e grigia e non è degno di menzione, eccetto la visita al Museo delle Ferrovie di Gävle, che seguirà in un prossimo post.