lunedì 6 settembre 2010

A destra, cioè a sinistra... parte 2.

Rieccoci con la seconda parte del nostro viaggio, il nostro ormai è un ritardo cronico.

Vi avevamo lasciato a Umeà, e alla magnifica Stuga Professional 5.0 di Morgaine le Fèe e della sua famigliola.

Bene, siamo qui, nel quasi-estremo Nord, alle soglie della Lapponia. Chessifà??

Be’, vorrai mica partire senza aver visto un po’ di Lapponia vera. Insomma, io voglio vedere le renne, gli alci e magari anche i lupi e i ghiottoni. Già è tutto il viaggio che aguzzo gli occhi, per vedere se per caso nel bosco lungo la strada scorgo un alce.

E poi, com’è fatta ‘sta Lapponia. È uguale al resto della Svezia? È più Profonda e Verde? Ci sono magari un po’ più di montagne? Questo si chiede la Mamma piccola vichinga, dopo 800 km di guida sulla E4, in crisi di astinenza acuta dalla varietà del paesaggio italiano.

Certo con un Piccolo Vichingo al seguito non è che si possa tirare troppo sulle distanze. E da queste parti le distanze sono notevoli, tanto che le misurano in miglia (mil): un mil uguale 10 km. “Ciao cara, ho fatto la spesa… mannaggia ho dimenticato il latte!.......Be’ non importa, dopo vado io, tanto è solo una passeggiata di 2 miglia…” (in realtà, mi sto convincendo che gli svedesi non dimenticano MAI il latte).

Bene, il nord della Svezia è così. Come esci dalla zona di Umeå e ti avventuri verso l’interno, sei immerso nei boschi. Ogni tanto spunta un paesino tipico: un gruppetto di case rosse con i contorni bianchi, un po’ di campi, una lunga stalla. Di solito sulle rive di un lago artificiale, perché quasi tutti i fiumi della zona sono stati addomesticati per la produzione di energia idroelettrica.

Alcuni di questi paesini hanno un piccolo supermercato e l’immancabile insegna Svenska Spel, onnipresente come da noi quella del lotto (ci siamo convinti che gli svedesi giocano non meno degli italiani). Poi ci sono la scuola e, diffusa più delle chiese, la Biblioteca.

Per tutto il resto c’è il fai da te, l’internet shopping… o 50-60 km di strada per recarsi a Umeå o a Lycksele, dove potrete dedicarvi alla perlustrazione dei soliti invariabili negozi Åhlens, H&M eccetera. Anche Systembolaget, il monopolio degli alcolici, si trova solo nei “grandi” centri… il che a mio parere è una validissima ragione per cui i norrlandesi sono considerati accaniti distillatori clandestini di akvavit. Da queste parti bisogna arrangiarsi!

Ordunque, non potendo infliggere al Pupo troppe ore di auto per scorrazzare in giro per la Lapponia, ci siamo limitati alla cittadina di Lycksele, dove si trova lo Zoo di Animali Nordici consigliatoci da Morgaine.

Visto che siamo in Lapponia, lungo la strada, in mezzo ai boschi, ci ha sorpresi un gruppo di renne:



Noi, da bravi turisti, ci fermiamo riverenti a fotografare, mentre da dietro sopraggiunge un autoctono nella tipica station wagon rossa con doppia fila di fari di profondità anti-alce, che stizzito le fa sloggiare a colpi di clacson.

Allo zoo di Lycksele, rinomato per i molti grandi Animali Nordici ospitati, il piccolo guerriero si precipita come prima cosa all’inseguimento di un esemplare di una rara specie….

Per poi rimanere affascinato dalle Caprette, Coniglietti e Porcellini della fattoria modello.

Intanto scopriamo un divertente percorso a tema per i bambini più grandicelli:

Gissa Bajset, ovvero “Indovina la Cacca”. Siete dei naturalisti cosí bravi da saper riconoscere un animale dai suoi prodotti?

Esaurita l’energia cinetica del cucciolo (che notoriamente è molto maggiore di quella prevista dalle leggi della fisica), riusciamo infine a convincerlo a salire sul passeggino per visitare il resto del parco.

È una bella scarpinata perché il parco è molto grande. I recinti degli animali sono immensi, perfino rispetto a Kolmården. Arriviamo alla sezione dei carnivori mentre una giovane addetta sta dando loro da mangiare. La ragazza, poco più che ventenne, con esperienza da veterana entra nel recinto delle linci con un secchio pieno di pezzi di carne, lanciandoli ai diabolici gattoni che li agguantano al volo. Fossi in lei, non mi sentirei così tranquilla.

Un poco più in basso si trova il ghiottone (l'immagine è presa da Wikipedia perchè, data la notevole velocità del soggetto, non siamo riusciti a fare uno scatto decente)

Confesso che sarei venuta qui anche solo per incontrare questo strano animale. Carnivoro poco conosciuto ma non meno temibile di altri più famosi, assomiglia ad una grossa puzzola lunga circa un metro, è estremamente veloce ed agile e in grado di abbattere da solo animali parecchio più grossi, come renne e perfino alci. Il nome inglese, Wolverine, si adatta meglio al suo carattere. Una signora canadese mi raccontò che in certe zone selvagge del suo Paese, i campeggiatori solitari temono, piú che orsi o lupi, soprattutto l’incontro con il wolverine. A dispetto del nome appartiene alla famiglia dei Mustelidi, in compagnia di bestiole meno pericolose come donnole, ermellini, lontre e per l'appunto la puzzola.

Più avanti ci attende un emozionante incontro con lo spirito della foresta: il Lupo!

A Kolmården l’avevamo visto solo da lontano, qui invece abbiamo più fortuna: l’intero branco passeggia fiero proprio davanti alla rete, per poi svanire in un batter d’occhio nel folto del bosco quando la folla, davanti al recinto, si fa maggiore.

E il piccolo Riccardo? Per il momento l´hanno interessato di più farfalle, foglie e rametti sul limitare del sentiero. Tuttavia al prossimo stop, dopo la meritata pausa gelato, trova molto divertente osservare le evoluzioni degli orsetti. Tanto che vorrebbe andare giù a giocare con loro: “Silo-o, mamma, sivl-o!” “Amore non si può, quello è lo scivolo degli orsi.” “No…. Iccaddo vuoi giocae co ossi, silo-o!”.

La parte più lunga della scarpinata è dedicata ai grandi erbivori. A Riccardo non par vero di potersi arrampicare sui recinti. Scopre che il “Cevvo” ha le “Conna” grandi grandi, fa conoscenza con il bisonte europeo…

E infine… anche il mio sogno si avvera.

Un giovane alce maschio si avvicina curioso alla recinzione per osservare noi strani bipedi. Riccardo, a vedere arrivare questa montagna scura, trattiene il respiro… ma quando l’alce si china ad annusarci ride come un matto!

Ritorniamo a Umeå, attraverso 12 miglia di boschi, distrutti ma felici. Richi dorme lungo tutto il tragitto pe svegliarsi solo all’ostello e chiedere “zuppa”. Poi crolla esausto nel suo lettino.

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Il giorno dopo, per riposarci, decidiamo di fare un giro nei dintorni di Umeå. Il fiume ci regala dei belli scorci

Ma la cosa più interessante è senza dubbio lo Energicentrum, un parco scientifico dove, tra un’altalena, molte betulle e uno scivolo gigante, i ragazzini possono essere istruiti sui diversi modi di produrre energia, in particolare idroelettrica (il parco è situato ai piedi di una vecchia diga) ed eolica. C’è anche, interamente visitabile, un’antica segheria, costruita nell’800, che consiste di una semplice incastellatura di legno che regge il macchinario per segare i tronchi, azionato dalla forza dell’acqua.

In serata la famiglia di Morgaine ci fa conoscere il Più Figo Ristorante dell’Ultima Thule, un posto che serve piatti moderni preparati però con ingredienti esclusivamente tipici e locali, e che mi riconcilia con la gastronomia svedese. Devo dire che per un’italiana, sentir chiamare “risotto” un piatto preparato con il grano lesso, e per di più dolce in quanto condito con bacche, fa un certo che… ma comunque molto buono.

Sulla via del ristorante ci è stato fatto notare questo notevole esempio di cosa accade a fidarsi troppo di Google Translate:

La mattina dopo levataccia. Via, vesti il Pupo, carica la macchina, per fortuna che abbiamo prenotato il servizio di pulizia sennò dovevamo anche pulire la stanza dell’ostello. Siamo sulla via del ritorno, ma la meta per oggi, complice il tempo che finalmente volge al bello, è il Parco Nazionle di Skulleskogen, sulla Höga Kusten. Ebbene sì, nonostante tutto non siamo ancora stanchi dei boschi!

Ora, naturalmente c’è bosco bosco. A forza di viaggiare tra i boschi ci appare lampante una particolarità di questi alberi. Non sono noiosi perché sono continui, lo sono perché regolari. Sono tutti uguali, alti uguali, grossi uguali, e per di più crescono quasi in filari regolari… c'è voluto un po' a capirlo. Rimboschimento. Ci chiedevamo che cosa producessero al Nord, e con cosa pagassero tutti i macchinoni che si vadono in giro… è con il legno che fanno i soldi!

Quello di Skulleskogen invece è foresta vergine. Per noi è stato come entrare nella Foresta del Dio Cervo del film "Mononoke Princess" del mitico Hayao Miyazaki. Gli alberi, in parte latifoglie e in parte conifere, sono vecchissimi, alti, immensi. Il sottobosco è costituito in molti punti solo da basse piantine di mirtilli, un autentico tappeto di bacche (che scorpacciata!). L’occhio si perde come in una gigantesca cattedrale di tronchi. Più avanti, invece, il suolo è ricco di acque che formano minuscoli ruscelli e si allargano in piccole pozze e stagni limpidissimi. È il regno delle felci, che crescono ovunque rigogliose in mezzo a tronchi centenari e ricoperti di muschio. Sprazzi di sole fanno rilucere qua una foglia, là un bel fungo rosso, là ancora un ruscelletto. Mi aspetto da un momento all’altro di veder spuntare uno spirito del bosco, una fatina o uno scoiattolo parlante.

Riccardo prosegue per un piccolo tratto a piedi, chinandosi a osservare bacche e ramoscelli, poi Marco è costretto a prenderlo in spalla nello zaino porta-bimbi. Piú su, dove il sentiero si fa roccioso, gli do il cambio.

Meta della nostra escursione era in realtà una famosa formazione rocciosa nel cuore del parco, che presenta una caratteristica e paurosa gola e dalla cui sommità si dovrebbe godere di uno spettacolare panorama della Höga Kusten.

All’inizio del sentiero abbiamo trovato un cartello che diceva pressappoco: “questo itinerario è consigliato solo ad escursionisti esperti perché il terreno è accidentato e la pendenza è notevole, escursionisti non allenati possono impiegare anche il doppio del tempo a percorrerlo” (ossia 3 ore per 3 km e mezzo). Con un dislivello di 250 metri… ma scherziamo? Questi svedesi vivono in un paese pseudocollinoso e le considerano montagne… questo pensa la mamma ex scarpinatrice.

Alla fine ci siamo arresi poco prima del traguardo, perché il terreno era diventato davvero accidentato e con 15 kg di Pupo sulle spalle, non volevo rischiare di rompermi una caviglia. Ma quanto alla pendenza… Con Richi in spalla non ho fatto nemmeno fatica. Dovrebbero venire a farsi un giro sulle Alpi!

Il resto del viaggio di ritorno l’abbiamo fatto sotto un’unica nuvola bassa e grigia e non è degno di menzione, eccetto la visita al Museo delle Ferrovie di Gävle, che seguirà in un prossimo post.

3 commenti:

gattosolitario ha detto...

Non male, che viaggio : )

Morgaine le Fée ha detto...

bellissimo, siete riusciti a fare delle foto davvero stupende!

Eilan82 ha detto...

Che invidiaaaaaaaaa!!! >__<
Deve essere stato un viaggio bellissimo!!!! *_____*

ps. Stupendi i lupi!! *_*