venerdì 15 luglio 2011

Post Traumatic Holiday Disorder

Da quando siamo rientrati dalla nostra vacanza (la prima da 2 anni anzi 3) soffro di disturbi psichici probabilmente dovuti allo scarso addestramento pre-missione, o dal troppo relax durante la missione.

Potremmo chiamarla una sindrome post traumatica da vacanza.

Ogni tanto mia moglie mi sgama con lo sguardo perso nel vuoto e le dico "no niente stavo pensando al lavoro", ma in realtà sto pensando alla piscinetta da 20cm con lo scivolo, e alle cascate del Niagara lì vicino.

Ho paura di viaggiare nuovamente con i bambini in auto, ho paura dopo aver provato l'autogrill italiano: tutto asfalto, nemmeno un'aiuola d'erba, nemmeno un albero o una tettoia a proteggerti dal sole (un caldo allucinante e 2 bambini... dove vado?), nei bar solo posti in piedi (la pupa dove la allatti?) e guai ad intralciare, figurati se c'è il fasciatoio ancora ancora che c'è un cesso (e c'è perché la legge dice che ci deve essere sennò…). Quelle 2 soste mi hanno traumatizzato più della vacanza stessa temo.

Ho voglia di andare in ufficio scalzo o al max in sapocche.
Cerco di usare il mouse come fosse una formina da sabbia, gli do delle bottarelle per far staccare la sabbia umida dalla plastica, poi lentamente lo alzo e guardo sotto sorridendo… delusione.
Quando dal mio tavolo vado verso la macchinetta del caffè cerco di prendere la stradina che passa davanti la barca dei pirati (gioco acquatico del villaggio che stava vicino al bar) ma mi perdo e arrivo da qualche collega.

Sento il rumore del mare, ok ho le traveggole, no è la cascata vicino l'ufficio.
Quando apro il frigo cerco il Malvasia e il Pecorino, inutilmente.
Ogni tanto ho paura che mi arrivi addosso una secchiate d'acqua.
Le barzellette che leggo sui giornali italiani (alias notizie) mi fanno ridere ma con moderazione, il fritto di pesce aveva molta più sostanza.
Ho voglia di un Rombo ai ferri da 2 Kg tutto per me, e con una bella bottiglia di Malvasia fresco fresco.
Le köt bullar non sono cevapcici, ne lo saranno mai.
Se bevo birra in cucina devo ricordarmi che non sono a bordo piscina, se muovo i piedi sbatto contro la gamba del tavolo.
Ieri ho fatto un giro al supermercato e non ho trovato lo scaffale del vino.

Cerco di sopperire alla mancanza dei ritmi da spiaggia (diurni) e da disco-pub (notturni) con cuffiette sparate a palla, per fortuna qui sono tutti in ferie e non rischio di finire sotto una macchina (di nuovo…).

Tutte le volte che dico "Cazzo!" mi giro per vedere se la nonna mi ha sentito, che poi mi dice su perchè "Rocket impara".

Dopo le prese per il culo da parte di tutti gli stranieri in aeroporto a Venezia che criticavano la gestione dello stesso con "italian way" e risatine schernenti (giuro mi vergognavo… 1 ora di ritardo e nemmeno lo scrivono, ecc…) adesso non mi va di dire in giro che sono italiano, ma Rocket ci fa riconoscere, così continuo a guardare indietro per vedere se dopo che ce ne siamo andati ridono di noi.

Mi dà anche fastidio non avere la borsa della macchina fotografica addosso, quei 3 kg in meno sulla spalla mi fanno sentire nudo.

Sto usando il caffè dell'ufficio come fosse chinino contro la malaria e sogno di tornare in azione. A quando la prossima missione?

1 commento:

Morgaine le Fée ha detto...

Beh, ho proprio sorriso.
Nel nostro viaggio in macchina col pargolo per mezza italia peró non abbiamo avuto paura (anche se il viaggio stesso é stato diviso in tappe piccole), al posto degli autogrill abbiamo scelto bar improbabili in mezzo agli appennini.
E sí, allattare un bimbo piccolo (il mezzovikingo qualche anno fa) é proprio un problema se ti indirizzano ai cessi.
Il Vikingo sente l'assenza dello scaffale del vino, all'aeroporto di venezia il volo airbaltic é partito con mezz'ora di ritardo senza apprezzabili spiegazioni (ma é arrivato a riga in perfetto orario!), mi sono lamentata del caldo lí e del freddo autunnale al nostro arrivo.
Insomma, come dice il vikingo, sono diventata una perfetta Umebo, non son mai contenta e mi lamento sempre! :D