venerdì 30 aprile 2010

Il vento che danza in patria

Finalmente a casa un'altra volta.
E' sempre bello tornare. Si certo, un po' stressante, saluta questo, vai da quello, ma è bello.
La settimana scorsa a Norrkoping, nonostante la primavera inoltrata, ha nevicato 2 volte. L'italia ci saluta con una dolce brezza tiepida, 21 gradi alle 8 di sera. Il cielo è un po' "sporco", c'è un po' di foschia a tutte le ore. Non me la ricordavo così, in Svezia il cielo è sempre così limpido (quando c'è il sole). Ho l'impressione di non vederci bene, o di avere gli occhiali appannati, invece è solo l'umidità dell'aria.
Torno per vedere i miei cari. I miei genitori, mia sorella, gli amici. Dio quanto mi manca una bella serata con i vecchi amici a fare baldoria come un tempo. Mi sento improvvisamente lontano da tutti questi posti, da tutte queste persone. E' come se facessero parte di un ricordo di 10 anni fa, eppure sono partito solo da 6 mesi.

Tornare e andare in giro a salutare la gente mi lascia un sapore strano in bocca.
Mi viene in mente di quando ero piccolo, e mio zio veniva a salutarci. Lui viveva a Londra! Il suo arrivo era sempre un po' speciale, raccontava cose di paesi lontani… io adesso guardo le persone che vado a trovare e capisco che si sentono come me a quel tempo, e adesso quello speciale che viene da lontano sono io.

Cosa darei per tornare e basta. Non voglio essere quello speciale, non voglio essere quello invidiato ("tu si che te la passi bene di la"). No ragazzi, non è così facile, mi costa caro starvi lontano.

Ci metto davvero poco a sognare di rientrare qui e dimenticarmi l'avventura svedese. Riprendere una vita "normale".
Certo parlando con gli amici e sentendo di come le cose siano ancora le stesse (lavori in sub appalto di sub appalto, consegne sempre anticipate a ieri, i capi che ti chiedono sempre di lavorare oltre l'orario di lavoro normale per consegnare lavori per ieri, frenesia, nervosismo) mi fanno pensare al confronto con quel posto a nord, dove c'è un gran rispetto per la vita privata delle persone, e dove esiste un incredibile equilibrio tra il tempo che passi in ufficio e quello che riesci a passare con la tua famiglia e i tuoi figli.

Si dai è inutile che ce la stiamo a menare, quanti papà hai visto andare al parco con i figli alle 5 del pomeriggio in italia in un giorno feriale? Posso dire zero, non ne ho mai visti, io mosca bianca che ha preso la paternità facoltativa, l'unico tra amici e colleghi che hanno avuto bambini nello stesso periodo.
Eppure tornare qui avrebbe il suo perchè, farsi il giretto al mercato in maglietta il sabato mattina, andare a cena dai nonni… eh magari!

Continuo a parlare con gli amici, si parla di casse integrazioni, di mobilità di aziende che chiudono e di quelle che forse chiuderanno. E quelli che hanno perso il lavoro che fanno sempre più fatica a trovarne un altro. Solo gran tristezza alla fine, accorgersi che le cose che si leggono sui giornali sono vere o false a seconda dei giornali.

Questa settimana Giulia vedrà anche il suo ex-capo, ora diventato primario in una città vicina. Lui ha detto che se lei non ha ancora deciso di rimanere all'estero per sempre ha qualcosa da proporle.
Queste poche parole quasi mi fanno sognare di tornare, quasi. Oddio, se le offrissero un lavoro potremmo anche fregarcene di tutto il resto e scavarci la nostra nicchia qui, come tutti.
Giulia fissa l'incontro, un gelato in Prato della Valle. Ed ecco la grande proposta. Un contratto di collaborazione con Partita Iva (parola magica in italia) che in realtà ancora non esiste, ma che potrebbe essere disponibile verso ottobre. Certo dopo nonsisaquantotempo potrebbe esserci un concorso per ottenere un posto a tempo indeterminato. Ah già, tutto questo ovviamente facendo la pendolare, circa 2 ore e mezza di viaggio al giorno tra andata e ritorno.

Non ci vuole molto a valutare l'offerta.
Ti "potrebbero dare" la stessa paga mensile attuale, ma senza ferie pagate, senza malattia pagata, senza maternità, per un lavoro senza orari precisi, senza recupero delle ore fatte in più (in italia non si usa) senza il "regalo" di una settimana di ferie per ogni settimana di turno di notte, e con la rogna di farti 2 ore di viaggio tra andata e ritorno. Beh su base annua fa una bella differenza.
Lasciare un posto a tempo indeterminato per uno da precario, con un bimbo piccolo, e con la disgraziata voglia di farne un altro. I commenti li lascio a chi legge.

Certo per contro staresti nel posto più bello del mondo, vicino i nonni, gli amici, buon cibo, tutti che parlano la tua lingua..

Ne abbiamo parlato con i miei, di questa e di altre cose, non tanto per ridere, quanto per dar loro la prova delle differenze, il motivo della nostra "fuga". Sono rimasto un po' sconcertato dalla reazione.
È normale dover fare la gavetta. È normale che il geometra che fa i disegni prenda niente in confronto all'architetto che li firma, è normale un una stagista non pagato faccia il progetto di un ospedale che poi un ingegnere firmerà. È normale che il politico di turno chieda la consegna dei progetti con un anno di anticipo per poterli usare come propaganda elettorale.
È tutto normale in questo paese. La gente non si stupisce neanche più.

Facciamo le nostre valigie, domani si parte, con un pizzico di tristezza nel cuore.

PS: nel parco di cui ho parlato tanto tempo fa ho visto che stanno costruendo ancora, a dispetto della crisi, del mercato immobiliare fermo, e del parco, di cui resteranno 4 alberi...

13 commenti:

andima ha detto...

mi son ritrovato in più di una riga,
quei "e' normale.. e' normale.. e' normale" e' la prova tangibile di una certa assuefazione a determinate situazioni e del non sapere, una non conoscenza, di come le stesse cose funzionano fuori in modo differente.
I rientri in patria sono sempre cosi': un mix di sorrisi e di smorfie strane!

gattosolitario ha detto...

Io ormai tendo ad andare in Italia il meno possibile. Giusto per andare a trovare i miei che non verranno mai qui. Da quanto leggo non sei proprio convinto di stare in Svezia, avete valutato altrove? I medici li richiedono ovunque, e qualunque posto é meglio dell'Italia. Lí non ci tornerei, non ci trovo un unico valido motivo.

Anonimo ha detto...

Ciao, é la prima volta che lascio un commento ma non la prima che vi leggo. abito in svezia da un anno e sebbene abbia origini italo- svedesi mi sono accorta vivendoci che lavita in Svezia non era come me la ero immaginata almeno nel quotidiano. Ci sono ovvio tante cose positive (vedi stipendi piu´alti, maternitá , natura fuori dalla porta di casa) ma a volte anche a me mi manca l ´Italia e non capisco chi abbia cosi tanto rancore verso la vecchia patria (dato che nemmeno la Svezia é perfetta e un pö la conosco dato che ci vengo da 30 anni) ma qui si aprirebbe un discorso troppo lungo. Io sto vivendo questo mio anno (non so se resto o meno) come un´avventura e poi il futuro si vedrá ...insomma prendete il meglio che la Svezia puö darvi (maternitá per un secondo bambino) e chissá mai che il vostro futuro sia nuovamente italiano! Hej Beatrice Ps Padova la conosco bene mi sono laureata li :-) ahhh lo spritz !!!!

Anonimo ha detto...

Ciao il tuo post mi ha un po' commosso devo dire. Io ho lasciato l'Italia da 13 anni ormai, ma ancora ne sento la mancanza e quando si hanno figli diventa ancora piu' difficile perche' vorresti che potessero stare piu' vicino ai nonni. A volte mi sento in esilio. Ma come si fa a tornare se l'unica prospettiva e' la precarieta', come si ad avere una famiglia quando non hai malattia pagata, vacanze pagate. Che futuro dare ai propri figli? E quindi non torno. Ma mi pesa. D'altronde ti consiglio di rimanere in Europa io dagli USA torno soltanto ogni 2 anni. E a dir la verita' la vita dei medici negli USA non mi sembra quello che volete. Qui lavori tantissimo, e' vero che guadagni anche tantissimo ma non e' quello che volete per la vostra famiglia. Mio marito esce di casa alle 6 e torna a casa alle 20. Certo in compenso io non devo lavorare, abbiamo una casa grande....ma non credo che per una mamma sarebbe l'ideale.
Comunque ricordatevi che siete anche li da poco. Ci vuole qualche anno per ambientarsi. Abbiate pazienza.
Marilena

Morgaine le Fée ha detto...

Molto é individuale, io ad esempio non ho moltissima nostalgia dell'italia, e quello che eventualmente mi manca (clima, i miei cari) lo rivedo andando a trovarli ogni tanto. È vero che mio figlio metá dei nonni e parenti li ha vicini, ma se dovessimo vivere in Italia saremmo noi a non avere molto tempo per lui.
Tutto il resto c'é anche qui in Svezia, o eventualmente anche in altri posti.

Anonimo ha detto...

Marco dammi retta. accantona le strane idee sul tornare in Italia.
Non sai quanto ti pentiresti.

Quelle strane idee che ti vengono sono solo originate dalla mancanza dei tuoi affetti, che per tutta la vita ti sono stati vicini.
Se ti può essere di aiuto, pensa a come stavi quando eri qui. Non nego che sia difficile, ma se pensi a quello che hai lasciato...

Silvia ha detto...

Mah.. dubbio enorme sulla cifra sparata dall'ex-capo... stipendio pari a quello di qui ? Forse stipendio lordo in Italia con P.IVA uguale in cifra a quello netto qui... di solito funziona così...

Anonimo ha detto...

Ragazzi tenete duro. Siete un faro per chi ha il sogno di realizzarsi in un paese che ti permette di guardare al futuro.

Marco ha detto...

Tranquilli, non è che voglio tornare perchè qui non si sta bene, è solo che la mia vita "sociale" di un tempo mi manca parecchio. Se guardo com'è adesso quel paese lontano, chiuso in sè stesso, l'idea di tornare mi terrorizza. E' la nostalgia che mi fa scrivere certe cose. È la rabbia di sentire certe parole proprio dalle persone da cui vorresti tornare.
Sono qui per dare a mio figlio delle possibilità in più. Non tornero indietro tanto facilmente.
Grazie a tutti.
Ciao

TopGun ha detto...

@Marco
l'argomento è stato trattato più volte da voi expat bloggers.
Andima stesso ha scritto un post interessante, che è solo l'ultimo di una lunga serie.
Anche Silvia e Gabriele, e Giusi e Davide hanno scritto a riguardo, e Gatto solitario e tanti altri hanno scritto qualcosa a riguardo.
Blog e forum sono pieni di questi "combattimento interno" agli italiani che vanno a vivere lontano dall'Italia.
qualcuno la prende bene, qualcuno invece ci sta male, e contrae la sindrome di Lyndon.

Vi segnalo questo post di Davide, che mi diede tanto quando lo lessi, lasciandomi anche un pò triste nelle ultime otto righe conclusive.

http://siamoastoccolma.blogspot.com/2009/04/ecco-qua.html

Anna ha detto...

Marco, siamo stati felici di rivedervi nonostante i discorsi lasciati a metà tra le urla di matteo per i SUOI giochi (e guai a chi li tocca!)e i piantini di sara. Io anni fa per vari motivi ho fatto una scelta e cioè che non mi sarei allontanata dagli affetti più stretti, è una scelta che limita certo ma è bello adesso vedere crescere Matteo e Sara insieme ai nonni con il loro modo di amare (genitori per una seconda volta senza le angoscie della prima volta) e di trasmettere le piccole tradizioni ed è bello per me vedere che divento "genitore" per i miei genitori che stanno invecchiando. Le mie scelte lavorative per ora vengono dopo quelle familiari, non sono ambiziosa quindi mi va bene farmi altri 3 anni di tirocinio di m.... per diventare medico di base, perchè so che questo mi darà il tempo per stare coi miei figli, senza notti e week end passati in ospedale, farò una medicina diversa da quella per cui mi sono specializzata, forse meno stimolante, ma sempre a contatto col malato che ha bisogno di cure ma anche di essere ascoltato nelle sue cose di tutti i giorni. Questo vuol dire continuare ad accettare di vivere in Italia con tutti i suoi difetti, è vero adesso non mi danno lo stipendio (alla faccia della tutela della maternità), la burocrazia fa schifo, siamo un paese corrotto dove la massa vota in base ai programmi che vede al pomeriggio in televisione, ma la vita è troppo "breve" (in senso lato) per non godermi adesso le cose che mi piacciono, non è detto che invecchiando le cose non cambino e lo stesso vale per voi, avete fatto una scelta per il lavoro, per riccardo e per i vostri motivi ma non è detto che non possiate cambiare tra qualche tempo, forse il bello è quello, non prendere tutto come definitivo, negli anni cambiamo carattere, punti di vista e modo di affrontare le cose quindi credo sia lecito rimettersi in gioco quando si sente di voler cambiare.Spero di venire a trovarvi presto appena Sara è un pò + grande. A presto. Un abbraccio

Morgaine le Fée ha detto...

Marco, é chiaro che la vita sociale é lo zoccolo piú duro: siete appena arrivati e ci vuole un po' a farsi un giro di amici/conoscenze. Ma tenete conto che questo accadrebbe anche se foste emigrati in un'altra regione d'italia, anziché in un Paese straniero.
Io ero arrivata qua completamente da sola e dopo un po' le mie amicizie e conoscenze le ho trovate, anche prima che conoscessi il Vikingo. La stessa cosa era successa quando vivevo in Germania. Adesso mi ritrovo ad avere nostalgia anche delle mie frequentazioni tedesche. ma é un processo normale. Datevi solo un po' di tempo, magari approfittate dei genitori dei compagni di Richy.
E non dimenticare che avete giá una consistente comunitá virtuale in Svezia, che aspetta solo la prossima Blogfesten (a proposito...)

Unknown ha detto...

Marco, ti capisco, eccome. Il mio lavoro mi permetteva di partire e fui io la prima a incoraggiare Davide a tentare un'altra strada, tre anni fa. Del resto forse ve l'abbiamo già raccontata, la nostra storia. A volte basta guardare fra gli annunci di lavoro anche solo per scherzo perché la tua esistenza - e quella di tanti altri intorno a te - cambi da cima a fondo.

La nostra è cambiata, eccome. E siamo stati fortunati, sul fronte lavorativo e su quello dei rapporti umani, ma forse perché a Stoccolma le opportunità di incontro sono molteplici, soprattutto se paragonate a quelle offerte da altri centri svedesi.

A Bologna ci stavamo spegnendo. Gli amici uscivano sempre più raramente, in genere perché facevano orari di lavoro folli. Avevamo una bellissima casa in pieno centro, con vista sui tetti, ma ne eravamo quasi prigionieri.

Qui abbiamo riscoperto la voglia di uscire e di metterci in gioco. Davide ha ritrovato la soddisfazione di lavorare e di essere apprezzato.

Eppure il costo è davvero altissimo e comincio a sentirne il peso. Non me lo sarei aspettato.

Per esempio adorerei, la domenica, fare una passeggiata in qualche paesino degli Appennini o cittadina del Garda. Mi manca molto l'Italia storica, quella dolce dei borghi medievali, quella variegata delle ricette regionali, l'Italia mediterranea con i pini marittimi lungo le strade, quella alpina con il profumo di malga d'estate... quella delle nostre impareggiabili città d'arte da visitare, magari, in occasione di una mostra.

Ma più di ogni altra cosa mi manca la possibilità di un pranzo in famiglia che non abbia il sapore dell'ultimo pranzo domenicale insieme fino al prossimo Natale.

Condivido i messaggi di tutti quelli che ti hanno commentato, ma non so dove voglio andare a parare con il mio. Forse, in questo momento di bilanci, sto solo cercando di fare chiarezza dentro di me...

Che cosa mi consola? Sapere che posso mettermi in gioco ancora, volendolo. Sapere che nulla è definitivo. Sapere che dipende tutto da me.