martedì 3 novembre 2009

Il viaggio verso Nord – parte 1

Il viaggio è stato senza dubbio lungo, ma più piacevole di quanto mi aspettassi, considerata la stagione.Venerdì partiamo da Padova con un bel sole e l’aria tiepida e il cielo si mantiene sereno fin oltre il Brennero. Passata Verona, la Val D’Adige ci si è apre davanti in tutto il suo splendore autunnale. I boschi in parte ancora verdi, in parte color oro. Di tanto in tanto ci passano di fianco alberi, ai lati dell’autostrada, con la chioma come una vampata di fuoco. Meno male che il paesaggio ci rallegra, perché inizialmente avevamo entrambi il magone, un po’ per aver lasciato a casa Riccardo e un po’ per il timore di tutto quello che verrà.
Certo, dire “me ne vado” è facile. Farlo è un’altra cosa. Non è poco quello che perdiamo. Ma arrivati a Trento lo spirito di avventura si è già risvegliato e, come sempre mi accade quando mi trovo in mezzo a boschi o montagne, mi sento di nuovo piena di energia. E così, dopo la sosta obbligatoria al Brennero per acquistare la vignette e salutare simbolicamente l’Italia, proseguiamo verso Nord in allegria.
La Arcadia II divora i chilometri senza fatica nonostante il carico e arriviamo a Monaco sulle due. Belle le strade di Monaco, larghe e fiancheggiate da alberi dorati nella luce obliqua del pomeriggio, con i marciapiedi larghi e ampie piste ciclabili, frequentatissime nonostante il vento freddo.
Il vento, per altro, non ci abbandonerà più per tutto il viaggio e la temperatura a Monaco è già poco gradita a noi mediterranei.
Prima tappa al Deutsches Museum, che meriterebbe almeno una giornata intera da quanto è grande e ricco di attrazioni. Noi purtroppo abbiamo i minuti contati prima della chiusura e perciò ci limitiamo alla sala della navigazione e a quella dell’aeronautica – grande passione di Marco. Ci piace molto poter camminare liberamente in mezzo alle navi e agli aerei esposti e poter toccare con mano quasi ogni cosa – solo per fare un esempio c’è un vero veliero con le vele spiegate, un battello a vapore, una “fetta” della fusoliera di un Boeing con annessi ala, motore e carrello, mentre all’estremità opposta della sala trova posto l’intera prua dell’aereo con la cabina di pilotaggio. In questo museo si respira un’aria di futuro e di amore per la conoscenza e per l’innovazione e contribuisce alla magia di questo viaggio “verso l’ignoto”. In serata poi ci prendiamo una botta di freddo per visitare il centro storico e torniamo in albergo esausti ma felici (la sottoscritta, che non regge l’alcool, era per di più gonfia di birra bavarese, visto che la dose minima è mezzo litro!)
Sabato rotta per Berlino. Le autostrade tedesche meritano la fama di cui godono, il traffico è scorrevole e ordinato, anche se rapido, e la guida molto meno faticosa del previsto. Spostandosi verso nord il paesaggio, quasi sempre boscoso, mostra sempre di più i segni dell’autunno che avanza e si trasforma quasi in inverno. Sotto un cielo grigio pallido, al giallo oro si succede il rosso che punteggia grandi boschi di conifere verde cupo. A tratti, i rami e l’erba sono coperti da una patina argentata di brina, o forse di sottile nevischio portato dal vento che imperversa incontrastato. Campi e boschi immensi e pochi centri abitati, che paese vasto! E frequenti sono gli incontri con le grandi pale eoliche, che io trovo bellissime (come si fa a dire che rovinano il paesaggio?).
Con l’ultima luce del pomeriggio – la luce obliqua a mezzogiorno già ci aveva dato un presagio del Nord cercando di spaventarci – ci infiliamo nel caos del traffico berlinese cercando il nostro albergo e finiamo a visitare la città col buio e con un vento freddo come una lama che ci penetra anche sotto i vestiti invernali (del resto, la temperatura è prossima allo zero). Infatti il giro più bello lo facciamo la mattina dopo, grazie a un’alzataccia (non c’è in giro neppure una caffetteria aperta in cui fare colazione), e senza essere risparmiati dal vento, ma devo dire che la vista di Berlino vale tutti i disagi - non tenterò la descrizione essendo del tutto incompetente in campo architettonico, anche perché abbiamo avuto poco tempo per approfondire, dico solo che sia i monumenti classici che le costruzioni più moderne sono davvero impressionanti e carichi di una bellezza piena di forza. Anche qui come al Deutsches Museum, come nel vedere i campi di pale eoliche lungo la strada, rimaniamo impressionati dalla spinta verso il nuovo e ci viene da chiederci se l’Italia non sia troppo arroccta sulle glorie del passato e incapace di guardare avanti e immaginare il futuro.
E infine arriva l’ultima tappa sul “Continente”… e nel primo pomeriggio di domenica eccoci sulla riva del Baltico in attesa del traghetto per la Svezia!

6 commenti:

Zap ha detto...

Quasi quasi mi fate venir voglia di venirvi a trovare in macchina... :)
Un abbraccio Sis!!

Carla ha detto...

Anche a me le pale eoliche piacciono tanto! ;-) In bocca al lupo nuovamente per questa bella e importante avventura della vostra vita!

Unknown ha detto...

Un grosso in bocca al lupo per i vostri progetti.
Buona vita

Anonimo ha detto...

Si legge l'emozione per la nuova avventura: che bello.
In bocca al lupo.
Marcello

gattosolitario ha detto...

Anche a me piacciono molto le pale eoliche, le trovo molto affascinanti... certo se peró fa freddo in Germania qui cosa fa ? :D

Anna ha detto...

ciao giulietta e marco, vi leggo giorno dopo giorno e vi sono vicino. Il viaggio mi ricorda quello fatto fino a Bochum per recuperare mio fratello che aveva terminato l'erasmus.I colori dell'autunno rendono tutto più "magico". Spero di riuscire a vedervi quando tornate a prendere richy. Intanto un abbraccio