lunedì 14 novembre 2011

Un Dono d'Ali

Era da un po' di tempo che avevo voglia di passare un po' di tempo per i cazzi miei, lontano da ufficio, bambini rompip..., moglie (adoratissima ma pure lei ad un certo punto ti stressa).

Non tanto, mi basta un paio d'ore...

Di solito o sono in ufficio o sono a casa con i pupi, l'ultima birra con gli amici era ancora estate... Giulia almeno ogni tanto va in palestra...

Tutte le volte che programmo un giretto sul fiume da solo con la mia macchina fotografica poi va in vacca per un motivo o per l'altro.

Facciamo un'ora?

Finalmente, si presenta l'occasione. Potrò starmene 20 minuti assolutamente e irrevocabilmente lontano da tutti.

Il club di volo a vela di Norrköping (Norrköpings Segelflygklubb) organizza lezioni e voli di prova in aliante.

Aliante, niente motore, solo il vento intorno a te.

Era un'esperienza che volevo provare già in italia, ma poi la nascita del mio primo figlio mi aveva bloccato (un improvviso senso di responsabilità maggiorato).

Eh? No, non era paura, non sono mica uno sbarbatello, IO.
Quando ero giovane (si può dire?) i miei avevano una casa in Umbria, a San Giustino, un gran bel posto. Tranquillo, in mezzo alla natura, a 2 passi dal bosco del Roccolo, da un laghetto pieno di Martin Pescatore e dalla pista di motocross.
Beh, ero solo un ragazzino, appassionato di aerei come tanti altri, e un conoscente di mio padre di lì (ciao Luciano!) volava con un ultraleggero biposto.
Ovvio che mi ha portato su tutte le volte che si è potuto. Si partiva dal campo di volo di Palazzolo Avio a San Sepolcro. Una volta per una stupidaggine (sua moglie salendo ha urtato il sistema di sgancio del tubo che porta la benzina dal serbatoio -sotto il culo del passeggero- alla pompa -dietro il culo del passeggero) ha avuto un brutto incidente: gli si è spento il motore subito dopo il decollo ed è caduto in un campo di tabacco. Ha semi distrutto il suo bel delta, e io gli ho dato una mano (che onore!) a ricostruirlo, un bullone alla volta durante un sabato sera d'estate (una gran figata di esperienza!).
Indovinate un po' chi c'era il giorno dopo seduto sul seggiolino del passeggero per il volo di collaudo?

La cosa più bella è stata stringere i bulloni dell'elica, sei. L'ultimo tocco.

Velocità massima 120 km/h. Niente volo rovesciato, al massimo potevi mettere le ali perpendicolari al terreno. Il "trabiccolo" era un traliccio di tubi, con un motore da 500cc, elica spingente e un'ala a delta, con sistema pendolare per governarlo. Non era certo un aereo, ma quanto era bello vedere l'Umbria da lassù!

Una mattina grigia di fine estate, su quel campo di volo trovai degli alianti. Erano arrivati la sera prima, con un volo di trasferimento da non so dove, e se ne ripartirono dopo qualche ora per non so dove.
Erano accompagnati dal loro aereo da traino, un ala bassa con un profilo alare molto spesso e che mi aveva incuriosito per la forma molto generosa dei suoi SLAT (ipersostentatori sul bordo d'attacco dell'ala).
Impacchettando le mie cose per il trasloco mi ricordo che erano saltate fuori le foto di quel giorno.

Aliante. Niente motore, solo tu e il vento e la possibilità di fare praticamente qualsiasi cosa.

Che voglia di volare, volare davvero, non andare sull'autobus della Ryanair!
Prendo accordi con il pilota istruttore. Fissiamo un appuntamento, sabato 1 ottobre, verso le 11. Giulia mi accompagna al campo di volo, ovvio che ci sono anche Rocket e TheAngel.

Arriviamo in anticipo (incredibile) per vedere la preparazione del velivolo, un bellissimo biposto da addestramento, 20 metri di apertura alare. L'istruttore Richard me lo presenta con orgoglio, "con questo giocattolo si arriva a +7g e -4g". Roba seria.

Giulia è un po' preoccupata quando vede che le ali si montano ad incastro... Approfitto del turno di volo prima di me (un festeggiato acompagnato da un gruppo di disgraziati che lo prendono per il culo) per scattare qualche foto. Mia moglie (occhio di lince) scatta delle ottime immagini dell'aliante in alta quota, il mio povero 400 mm non è assolutamente sufficiente, ma come al solito... la lente migliore per scattare una foto è quella che hai su.

La combriccola di persone che accompagnava il festeggiato si porta via il poveretto dopo l'atterraggio... mi sa che non era preparato.

È il mio turno.

Giulia è scomparsa, i bimbi non esistono, non è più affare mio.

Cammino verso il velivolo addormentato sull'erba. La pista è un campo d'erba, come in Umbria. Fa caldo per essere ottobre, sono senza giacca. Il cielo è sereno, un po' di nuvole verso ovest, non c'è praticamente vento.

Intanto l'aereo da traino che aspettava pigramente parcheggiato al sole mette in moto e si porta in posizione. E' una messa in moto strana, che non sentivo da un sacco di tempo. È come quella dei motori sportivi delle auto di una volta, quelli con la chiave di accensione e il bottone dello starter separati. In pratica prima si fa partire il motorino d'avviamento che fa girare l'albero che muove i pistoni e manda in circolazione l'olio. Solo dopo alcuni secondi di lubrificazione si accende lo starter e il motore va in moto con uno scoppiettio malfermo e insicuro. Sembra un motore insufficiente al lavoro che gli si prospetta, debole, ma lo so che è solo il segno dell'alta compressione dei cilindri e dell'elevata potenza. Appena si scalda un po' il suo pilota dà manetta. Un boato cristallino riempie l'aria alle mie spalle.

Sorrido.

L'istruttore mi mette addosso il paracadute d'emergenza e mi spiega dove sta la maniglia da tirare. La raggiungo con la mano e mentalmente prendo nota della posizione. È il primo paracadute che indosso. Unica regola: "Non tirare la maniglia se non sei fuori dall'abitacolo." Ovvio...

Faccio per sedermi nel sedile posteriore, ma un simpatico vecchietto (che prima non avevo nemmeno cagato) mi dice "no no, tu ti siedi davanti!". Rimango un attimo sconcertato, il tipo che era sceso prima era seduto DIETRO...

Guardo il vecchietto (evaso dal circolo anziani) per dirgli "scemo non sono mica io il pilota!" ma lui mi fa vedere di nuovo il sedile davanti e mi prende la macchina fotografica per aiutarmi a salire. Non me lo faccio ripetere, mi siedo davanti, l'abitacolo è piccolissimo e sei semidisteso. Davanti a me ho il pannello degli strumenti, un paio di quadranti che ben identifico e che il vecchietto mi spiega "Velocità... Altimetro". Non voglio fare niente, non sono un esperto, voglio solo ascoltare quello che mi dicono e fare quello che vogliono loro. Io non so nulla. L'istruttore ha finito la sua check list e viene da me, mi allaccia le cinture di sicurezza, e mi fa vedere come sganciarle rapidamente, se ti devi lanciare con il paracadute. Poi mi mostra come si chiude il "canopy" (il tettuccio trasparente) e come funziona l'apertura di emergenza, se ti devi lanciare fuori. Ultima raccomandazione: "Tieni ben stretta la tua macchina fotografica" e mi chiudo dentro. Guardo la mia reflex, pesa quasi 2 kg. Se mi scappa di mano e non mi cade sulla pancia sfonda il tettuccio e sono cazzi.

Il traino è circa 30 metri davanti a noi, il cavo è agganciato. Sul pannello strumenti c'è una spia rossa che deduco non si deve accendere mai per la mia incolumità e una radio. L'istruttore si siede nel posto dietro di me, chiude il suo canopy e inizia a raccontarmi del tempo che troveremo in quota. Il traino ci porterà a 1000 metri, ma non ci sono nè correnti termiche nè vento. Sarà solo un "lento veleggiare verso il basso".

Mi aspetto uno strattone e invece partiamo con estrema dolcezza. Prendiamo subito velocità, sembra che il traino abbia potenza infinita, l'aliante deve pesare almeno 500 kg...

Basta poco e non sento più le vibrazioni del carrello, stiamo già volando ma il traino ha ancora le ruote sulla pista, vuole prendere più velocità.
Quando lui stacca la salita è rapida e costante, il mio pilota gli va dietro tranquillo, correggendo l'assetto ad ogni movimento del traino.

Il decollo di un aliante è una operazione delicata. Per la direzione del traffico aereo, un aereo e l'aliante al traino sono visti come un velivolo unico, diventeranno due solo dopo lo sgancio. Ma questa non è solo una convenzione da Torre, l'aliante segue il traino mantenendo le sue ali e il suo angolo di beccheggio (salita o discesa) sempre paralleli a quelli del traino, come fossero un solo aereo.

Mentre andiamo su il pilota continua a parlarmi con disinvoltura, mi chiede la storia della mia vita e mi mostra la città vista da lassù. Mi mostra anche casa sua, tra il lago e la foresta, bel posto!
A 1000 metri l'aereo che abbiamo davanti espone il cartello "fine corsa" noi ci sganciamo e iniziamo la planata con delle virate dolcissime. La velocità rimane costante sui 100 km/h.
Me lo aspettavo molto più silenzioso, il sibilo del vento attorno a me è altissimo, quasi fastidioso. Chiudo la bocchetta dell'aria, il sibilo si attenua un po'.

Il pilota mi chiede se voglio provare una virata. Sì che vorrei, ma ho la macchina fotografica in mano... "Non questa volta" gli rispondo. Ho già deciso che tornerò su. Scatto, ma la macchina sembra pigra, mi pare che quasi non gradisca l'altitudine. Dopo una scivolata d'ala in cui raggiungiamo i 150 orari e una virata un po' secca livelliamo di nuovo. Siamo di nuovo a 100 all'ora. Ad ogni variazione di assetto la struttura in vetroresina del velivolo scricchiola, sembra un vecchio veliero.

Chiedo al pilota se possiamo provare un po' di acrobazia. Mi fa: "Certo, sei pronto a tenere stretta la macchina fotografica?". Istintivamente gli dico "Sì" ma non sono pronto, o meglio, la macchina fotografica ce l'ho stretta sì in mano, ma non ho pensato cosa ci farò durante le acrobazie.
Non c'è tempo, appena ho detto "Sì" ho scatenato la belva seduta dietro di me.
Richard butta in avanti lo stick (la cloche) e ci tuffiamo in picchiata. L'indicatore della velocità balza a 150 km/h.

Immediatamente mi rendo conto che tutto sarà troppo veloce e se ci saranno forti accelerazioni (e ce ne saranno) non riuscirò proprio a premere il bottone della macchina fotografica.
Il sibilo del vento si alza tremendamente, Richard mi urla "Siamo oltre i 250 adesso andiamo!".
Mentre mi dice questo attivo la funzione video della macchina fotografica, sento lo specchio che si alza e l'otturatore che si apre, ma ho la macchina in grembo e non posso guardare il pannello di controllo. Devo premere un altro bottone per avviare la ripresa video, lo cerco con il pollice e lo premo, ma non so se ho premuto bene o no perche' mi scappa il pollice.

Il mio pilota ha tirato di colpo indietro lo stick, l'aereo si impenna e dove prima c'era il terreno ora vedo il cielo, stiamo attaccando un looping (giro della morte).
L'accelerazione è fortissima e mi toglie il fiato, la macchina quasi mi scappa di mano. Spero stia registrando... Non posso premere di nuovo il bottone, perchè se la registrazione si era avviata correttamente adesso la interromperei, non resta che sperare.
Quando arriviamo nella parte alta del looping, in volo rovesciato iniziamo la discesa siamo senza peso, una sensazione bellissima.
Chiedo a Richard a quanti g siamo arrivati, mi risponde "4".

Riprendiamo subito velocità e attacchiamo un secondo looping ancora più veloce. Di nuovo sento l'accelerazione che mi schiaccia. Stringo forte la macchina fotografica al punto che ho l'impressione che l'obiettivo si sia mosso rispetto al corpo macchina. Di nuovo senza peso, forse gli angeli si sentono così.

Torniamo giù riprendendo velocità, questa volta la richiamata è un po' più dolce, sembra un altro looping ma nella parte di salita attacca un tonneau e partiamo per una vite orizzontale verso sinistra, lenta, infinita, bellissima. Poi un'altra questa volta verso destra.
Sono senza fiato, respiro soltanto quando sono senza peso.
Per fortuna il mio pilota la smette...
- "Come stai?"-
- "Benone, che domande..."- ma sono veramente a corto di ossigeno.

Abbiamo perso molta quota, adesso vedo chiaramente il campo di volo con l'aereo da traino parcheggiato e gli hangar. Il pilota mi propone un passaggio radente a bassa quota, gli dico ovviamente di sì e ci tuffiamo in un'altra piccola picchiata.
Richiamiamo che siamo quasi a terra e passiamo sulla pista a 210 km/h a non più di 2 metri da terra. Una piccola cabrata e un paio di virate lente per perdere velocità e ci allineiamo nuovamente con la pista.

Adesso è finita, vicino al mio ginocchio sinistro vedo il comando dei freni aerodinamici che scivola in avanti, sento il carrello che scende, ancora 2 secondi e poi un tonfo sordo e una serie di scossoni. Siamo di nuovo a terra.

Una volta a terra, Rocket mi accoglie dicendomi che ha pilotato anche lui. Forte il ragazzo, penso, si inventa le cose. Invece no.
Il vecchietto di prima (ovvero il pilota del traino, un personaggio con 50.000 ore di volo sulle spalle) lo ha fatto salire nella cabina di pilotaggio del suo Piper da 450 cavalli (cazzo che invidia!!!).

Ora dopo un mese e mezzo, il ricordo è ancora vividissimo in me, ma per farvi capire meglio ecco a voi un cortometraggio di cui vado decisamente fiero, innanzitutto perchè è il mio primo corto, e poi perchè l'ho fatto tutto da solo. Unico contributo, alcune foto scattate da Giulia.

5 commenti:

Ricardo ha detto...

Ciao,
bellissimo il racconto, mi ricorda la mia prima volta a 15 anni, era un regalo i miei genitori.

Ma quanto è costato il volo? In Italia adesso siamo sui 120€ per circa 20-25 minuti, sono curioso!

Grazie, saluti da Torino
Ricardo

Anonimo ha detto...

Racconto mozzafiato, bella l'esperienza e bello il corto. Complimenti!

zucco ha detto...

Semplicemente bellissimo

Morgaine le Fée ha detto...

Che bello questo racconto.
Grazie per averlo condiviso.

Marco ha detto...

Grazie a tutti!
@Ricardo: costa uguale 1200 SEK per 20 minuti di volo.